Torino si prepara alle elezioni amministrative e la destra è pronta con forze fresche e nuove idee. Intervista a Raffaele Marascio, 25 anni, giovane candidato con Fratelli d’Italia per la Circoscrizione 4 (San Donato, Campidoglio e Parella).
Quali sono i motivi che ti hanno portato a entrare in Fratelli d’Italia e a candidarti con loro?
Sono entrato all’interno di Fratelli d’Italia, passando dalla porta del movimento giovanile, intraprendendo la strada della politica studentesca prima e universitaria poi, fino ad arrivare ad oggi con l’impegno per la Circoscrizione 4. Nell’epoca in cui qualcuno vorrebbe imporci un mondo livellato, senza identità, cercando di rendere gli uomini meri atomi di consumo, in balia della grande speculazione finanziaria, ho capito sin da subito quanto fosse necessario oggi cercare di difendere con le unghie l’identità del mio popolo, sempre più in pericolo.
La difesa dei confini contro l’immigrazione incontrollata, le battaglia in difesa della famiglia e della natalità, la ferma opposizione alle manovre di austerity volute da Bruxelles sono i punti cardine dell’agenda di Fratelli d’Italia, a dimostrazione del fatto che ad oggi resta l’unico baluardo in difesa della sovranità del nostro paese e della nostra cultura, oltre le chiacchiere di molti. Il fatto che sia rimasto il solo partito ad opporsi ad un Governo di ammucchiata guidato da Mario Draghi, volto delle élite e dell’alta finanza europea, dimostra che la coerenza per noi è e rimarrà sempre un valore su cui edificare la nostra azione politica.

Gli ultimi 5 anni sono stati a trazione Movimento 5 Stelle, non solo a Torino ma anche a livello nazionale. I sondaggi oggi però vi danno in grande ascesa. Cosa non è stato fatto e cosa poteva essere fatto meglio dalla giunta Appendino?
Torino in questi 5 anni ha visto indubbiamente un periodo di discesa e occasioni perse. In primis quella delle Olimpiadi 2026 che avrebbero portato prestigio, lavoro e vita alla città. Torino, a differenza di Milano, dispone già di tutte le strutture necessarie per ospitare i giochi invernali, fattore che avrebbe notevolmente abbassato gli stessi costi dell’evento, ma il Comune di Torino, per miopia, ha preferito defilarsi.
Per il resto i dati parlano chiaro: la disoccupazione in città è in vertiginoso aumento, le serrande dei negozi chiudono e i giovani si trasferiscono. Nel frattempo però in questi anni sono aumentati i prezzi dei biglietti GTT e degli abbonamenti delle strisce blu, anche nelle zone degli ospedali e dell’Università, penalizzando così anziani, malati e studenti, le fasce più deboli dalla popolazione. Il problema della lentezza burocratica poi ha paralizzato più volte la città, come nel caso delle anagrafi in tilt, che hanno costretto i torinesi ad aspettare mesi e mesi prima di avere una carta d’identità. Da ultimo, le piste ciclabili che hanno invaso controviali e marciapiedi, deteriorando spesso la viabilità e creando non pochi rischi per pedoni e ciclisti.
Cosa poteva essere fatto meglio? Sicuramente lo sgombero dell’Ex Moi, che ha visto tutti i clandestini occupanti essere semplicemente trasferiti in altre strutture sempre nelle mani delle cooperative del business dell’accoglienza, nonché lo sgombero dei rom di via Germagnano, a cui sono stati offerti inutilmente 1000 euro di soldi pubblici dei torinesi per andarsene, e che hanno pensato bene di stanziarsi abusivamente in altre aree della città, tra cui Piazza d’armi.
Il fattore ambientale a Torino è sempre cruciale. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, Torino è stato il capoluogo più inquinato d’Italia nel 2020 per superamento dei limiti giornalieri previsti per le polveri sottili (Pm10). I dati sulla qualità dell’aria indicano picchi di 35 mcg/m³ (l’OMS consiglia di non superare i 20 mcg/m³). Questo nonostante la giunta Appendino abbia speso molti soldi sulla cd. micro mobilità green: monopattini elettrici e piste ciclabili che spesso hanno stravolto la viabilità stradale. Come mai sembra impossibile sconfiggere lo smog in questa città? Sei d’accordo con il progetto? Esiste un’alternativa?
Non si trova la soluzione, perché non si ricerca il vero problema. La Giunta Appendino per risolvere il problema dell’inquinamento a Torino ha messo in atto una vera e propria guerra all’automobile, con pesanti blocchi alla circolazione delle auto a fasi alterne, che creano moltissimi disagi ai Torinesi. Il punto però è che, dati alla mano, il 70% delle emissioni di polveri sottili è dato dagli impianti di riscaldamento dotati di caldaie poco efficienti come quelle a gasolio e a carbone. Invece di stravolgere la viabilità stradale dei torinesi con piste ciclabili, biciclette e monopattini, con pochi risultati in termini di diminuzione dell’inquinamento, sarebbe opportuno che il Comune mettesse in opera un investimento pubblico, con contributi tra il 5 e il 20% del costo di realizzazione dell’intervento, così da incentivare il passaggio a caldaie a gas, come già avviene da altre parti.

Il covid ha avuto un duro impatto sull’economia della città: 65.000 nuovi disoccupati, la disoccupazione (che prima del covid era dell’8,4%) è cresciuta di 3,6 punti nonostante il blocco dei licenziamenti. Tutti i settori sono in crisi, il turismo è paralizzato. Torino può ripartire?
Torino, con la Fiat, è stata la città dell’automobile. Qui il lavoro girava per grandissima parte intorno all’industria metalmeccanica, che però dal 2008 ad oggi ha perso oltre 32mila posti di lavoro. Dal momento che il settore dell’auto è quello che impiega più addetti, la sua caduta in picchiata, trascina inevitabilmente dietro anche gli altri. La recente fusione tra Peugeot e FCA che ha dato vita a Stellantis, è la pietra tombale sull’industria dell’auto torinese e italiana. Si parla di fusione, ma di fatto siamo di fronte all’ennesima cessione oltreconfine, perché pur avendo gli azionisti FCA la stessa quota di partecipazione dei Francesi, il Consiglio di amministrazione sarà composto in maggioranza da questi, che avranno il potere di nominare anche l’amministratore delegato.
Il risultato di tutto ciò sarà il sacrificio dell’Italia e di Torino, ne sia già la dimostrazione il fatto che la piattaforma relativa al segmento B utilizzata sarà la Cmp della Francese Psa, con tanti saluti ai fornitori italiani (solo nel torinese parliamo di oltre 50mila posti di lavoro). Ma si pensi poi anche alla produzione della nuova Punto in Polonia. Come se non bastasse poi, FCA ha anche ottenuto dal governo una garanzia dell’80% su un prestito da 6,3 miliardi per fronteggiare le conseguenze della crisi pandemica. Per ripartire occorre un vero e proprio cambio di passo: lo Stato e la politica devono tornare protagonisti e primi portatori delle istanze collettive, contro l’interesse di pochi, non permettendo folli delocalizzazioni che uccidono l’occupazione e facendosi promotori della ricollocazione della produzione nel nostro paese. Se prima non avverrà questo cambio di direzione, temo che qualsiasi strategia sarà vana.
Il Piemonte è la quarta regione più anziana d’Italia con un’età media sempre più alta che oggi si attesta a 46,1. Tu invece sei molto giovane, cosa si può fare per i ragazzi di Torino e per rendere la città più accogliente anche per loro?
Per quanto riguarda il tasso di vecchiaia, è assolutamente necessario intraprendere politiche a sostegno della natalità, per questo Fratelli d’Italia da anni propone politiche come Iva agevolata sui prodotti per l’infanzia e il reddito d’infanzia: 400 euro al mese per ogni nuovo nato per i primi 6 anni di vita. Per quanto riguarda il nostro contesto, Torino deve diventare una città per giovani, per questo servono incentivi per l’occupazione giovanile, come sostegni all’autoimpiego e agli incubatori imprenditoriali e professionali, riducendo drasticamente l’imposizione fiscale per le imprese giovanili e creando un Fondo di garanzia per il mutuo prima casa delle coppie più giovani.

Ma questo non basta: sono sempre di più i giovani che anche nella nostra città cadono nella spirale della droga. Chi come me crede in una determinata visione della vita, sa che la droga è morte e non può far altro che combatterla. Per questo serve promuovere e incrementare percorsi di partecipazione comunitaria volti a far prendere coscienza ai più giovani dei pericoli che si celano dietro alcune forme di divertimento, instaurando una lotta senza quartiere all’alcolismo, alla droga e allo spaccio di stupefacenti. E arriviamo così all’ultima questione.
Parliamo di sicurezza. Secondo uno studio del sole 24 ore del 2019, Torino è la quinta città italiana per indice di criminalità. La giunta Appendino ha avviato l’iniziativa “Argo” che prevede l’installazione di 273 telecamere in tutto il capoluogo. San Donato, Campidoglio e Parella (circoscrizione 4) sono sicure? Cosa si potrebbe fare per tranquillizzare i residenti di questi quartieri?
Ci sono zone di Torino che rischiano di diventare off limits anche per le forze dell’ordine. I quartieri della Circoscrizione 4 non sono ancora al livello emergenziale di zone come Barriera di Miliano, ma alcuni indici dovrebbero far riflettere e indurre l’amministrazione a prendere i provvedimenti opportuni, prima che la situazione degeneri anche qui. Alcuni punti di corso Principe Oddone e la zona del basso San Donato infatti, soprattutto la notte, sono invasi da spacciatori che vendono stupefacenti ad ogni angolo della strada, lo stesso avviene in corso Regina Margherita e lungo il fiume Dora. Numerose sono anche le segnalazioni per quanto riguarda truffe ai danni degli anziani. Di recente mi sono battuto poi in prima persona per allontanare dall’incrocio fra corso Regina e corso Tassoni, i lavavetri abusivi di origine rom, che importunavano gli automobilisti fermi al semaforo, imponendo il lavaggio forzoso dell’auto.
Dopo la nostra opera di denuncia e segnalazione, grazie al lavoro delle forze dell’ordine, siamo riusciti ad allontanarli, fra la gioia dei residenti. Ma non bisogna abbassare la guardia. Un altro caso riguarda infine i senza fissa dimora che ormai da anni bivaccano, in costante stato di ubriachezza, in piazza Risorgimento, recando spesso disturbo ai residenti.

Per questo tipo di problematiche, penso sia opportuno implementare gli strumenti di cui la nostra amministrazione dispone, cioè il Servizio itinerante con postazione mobile che svolge attività di prevenzione, educazione sanitaria, cura e riabilitazione per problematiche connesse all’uso di sostanze psicoattive, persone con tossicodipendenza, alcolismo o altre dipendenze. La sicurezza oggi deve essere al primo posto di chiunque voglia amministrare la nostra città. Personalmente non posso accettare che ragazze e ragazzi della mia età, ma anche famiglie e anziani, debbano aver paura di tornare a casa dopo una certa ora nel quartiere in cui vivono, per timore di cosa potrebbe succedere. Serve aumentare i controlli e dare seria attuazione ai percorsi istituzionali già intrapresi, come l’Accordo per la sicurezza, firmato dal Comune di Torino, insieme a Regione e Governo, che prevede vari provvedimenti, fra cui ad esempio il Daspo Urbano contro gli spacciatori, ad oggi quasi del tutto inutilizzati dall’amministrazione.
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