Il No di Giorgia Meloni al governo di Mario Draghi ha spiazzato molti dei suoi seguaci e di chi, comunque, è vicino a lei ed a Fratelli d’Italia. Spinte per una opposizione dura e pura contrapposte agli inviti ad entrare nel nuovo esecutivo. Mica facile scegliere. Ma la posizione intermedia è sicuramente sbagliata: no alla fiducia ma sì ai singoli provvedimenti. Perché, a fronte dell’ammucchiata che si preannuncia, il voto a qualche progetto è del tutto irrilevante.

Gennaro Malgieri, dalle colonne di Formiche, chiede a Meloni non un gesto di responsabilità ma di generosità: partecipare al tentativo di rilanciare l’Italia. Se l’invito fosse arrivato da un Filippo Rossi o da una Flavia Perina qualunque, non sarebbe stato neppure il caso di affrontare l’argomento. Ma Gennaro Malgieri, per qualità e per storia personale, non può essere liquidato con un’alzata di spalle.
Teoricamente la sua posizione è corretta. Soprattutto sino a quando il banchiere imposto da Mattarella non avrà svelato il suo programma. Perché se fosse in linea con il Draghi del Britannia, non solo gli andrebbe negata ogni fiducia, ma anche il saluto al momento di uno sfortunato incontro. Sono trascorsi decenni e, probabilmente, Draghi è cambiato. Un’autocritica pubblica non farebbe male.
Dunque Meloni potrebbe almeno ascoltare il programma prima di decidere. Vero. Però poi che succede? Chi sarà chiamato a realizzarlo? I tecnici voluti da Draghi? I politici? I tecnici vicini ai vari partiti? Un rischio per l’Italia, nel primo caso, dopo la poubelle maleodorante del governo Monti che aveva goduto anche del sostegno di Meloni. E nessuno glielo ha mai perdonato. Nel secondo caso sarebbe estremamente difficile far convivere Salvini e Boccia, Meloni e Lamorgese. Magari anche con Boldrini. Quale sarebbe la visione per il futuro dell’Italia? Investimenti o reddito di cittadinanza?

Quanto ai tecnici vicini ai partiti, Malgieri conosce troppo bene l’area delle destre per non sapere che sarebbe un suicidio politico. Perché i personaggi di cui si è circondato il cerchio magico della Garbatella sono di livello tristemente imbarazzante.
Diventa allora comprensibile la scelta di stare fuori dal coro. Se l’ammucchiata non portasse a risultati soddisfacenti, se imponesse politiche lacrime e sangue, Meloni diventerebbe il polo di riferimento per i sudditi massacrati. Senza la concorrenza di Salvini entrista o di Di Battista sempre più isolato dai 5 Stelle poltronisti.
Se, al contrario, la misteriosa ricetta di Draghi funzionasse, Meloni pagherebbe la scelta di opporsi a prescindere. Forse, però, il rischio maggiore è rappresentato da un fallimento dell’ammucchiata e da una successiva vittoria elettorale di Fdi. Perché Gennaro Malgieri sa benissimo che i prossimi mesi non saranno utilizzati da Meloni per far crescere la qualità interna, per cercare tecnici meno impreparati, per imparare a fare contro informazione.
Un azzardo, in ogni caso.