Sulle Alpi può nascere la nuova Europa. Quando l’emergenza per il virus sarà terminata – se i cialtroni che seminano terrore la lasceranno terminare – si potrà finalmente provare a costruire qualcosa di nuovo. O forse di antico, come sottolinea un montanaro occitano quale Mariano Allocco. Che ha la cattiva abitudine di studiare la Storia. E così si ritrova spesso a ricordare che mentre l’Europa del piano aveva un confine etnico e geografico sul Reno e sul Danubio, sulle Alpi si ritrovarono a convivere i due mondi che si scontravano in pianura.

Cimbri, Mocheni, Walser, popolazioni tedesche che vivevano fianco a fianco con popoli latini, mediterranei. Probabilmente con una mediazione culturale celtica. Perché, a quote elevate, le difficoltà di vita rendevano obbligatoria la collaborazione per superare ogni ostacolo. Anche durante il lungo periodo di riscaldamento, quando i ghiacciai si erano ritirati permettendo i traffici commerciali estivi tra Valle d’Aosta e Svizzera attraverso passi ad oltre 3.000 metri; quando la vite cresceva a quote elevate; quando l’agricoltura poteva spingersi molto in alto.
Ma i signori, quelli illuminati, favorivano gli insediamenti sulle montagne, concedendo quelle libertà e quelle autonomie negate in pianura.
Praticamente il contrario di ciò che avviene oggi. Perché i “signori illuminati” hanno lasciato il posto a politici ottusi che concepiscono la montagna solo come terreno da rapina. Perché servono le risorse naturali della Terre Alte. L’acqua, il legname. Anche l’aria di un immenso parco giochi dove convogliare masse avvelenate di cittadini.
Ora, però, l’emergenza ha imposto il cambiamento. L’industria non ha più bisogno delle masse di operai. Il sovraffollamento urbano crea inquinamento che favorisce lo sviluppo di malattie vecchie e nuove. Le aziende scoprono i risparmi legati al lavoro da casa. Si può pensare di deportare folle di disperati sulle montagne per alleggerire le tensioni delle periferie.
Oppure i montanari possono ribaltare la situazione. Favorendo il trasferimento sulle Terre Alte di lavoratori con professionalità elevate, insieme alle rispettive famiglie. Si deve decidere, e subito, se si vuole essere protagonisti o vittime del cambiamento. Ma se si sceglie il ruolo di protagonisti si deve abbandonare l’atteggiamento che si imputa alla politica romana ed anche cittadina: quello della rapina. Non delle risorse naturali ma delle risorse economiche di chi decide di salire in alto.

Il montanaro Allocco invoca un “patto tra uguali”. È la condizione indispensabile perché possa funzionare, perché dia frutti. Ma è l’obiettivo più difficile da raggiungere dopo secoli di liberismo, di mercatismo, di adorazione del Dio Denaro.
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Ci stiamo già lavorando da tempo.