Un lanciagranate anticarro sulle spalle di un narcotrafficante messicano. Una foto immortala una realtà particolarmente scomoda. Per il Messico, accusato da Washington di non fare abbastanza per combattere i trafficanti di droga? No, proprio per gli Stati Uniti. Perché il lanciagranate fa parte degli aiuti invitati a Zelensky dagli atlantisti. E non è un caso isolato. Prima erano stati alcuni governi africani a denunciare che i terroristi islamisti stavano utilizzando armi arrivate dell’Ucraina. Poi persino la Polonia, uno dei principali sostenitori di Kiev, ha ammesso che la criminalità organizzata sta rafforzandosi con le armi contrabbandate dell’Ucraina.
Però il governo statunitense protesta per il traffico di droga in arrivo da Messico e Cina. Che coincidenza! L’oppio che arriva dall’Afghanistan viene ignorato. I “cartelli” sudamericani dove gli Usa dettavano legge sino a poco tempo fa vengono dimenticati. I narcos messicani vengono messi in condizione di disporre delle armi spedite a Zelensky e nessuno, ma proprio nessuno, prova a chiedersi come sia potuto succedere. Meglio di no, perché altrimenti bisognerebbe spiegare come le stesse armi siano finite all’Isis anche nelle versioni africane. O alla criminalità polacca.
Sicuramente verranno prima o poi ritrovate anche negli arsenali delle mafie italiane. Meglio far finta di niente. Perché persino le pecore italiane potrebbero arrabbiarsi scoprendo che le armi fornite grazie ai soldi sottratti ai contribuenti vengono utilizzate dai criminali contro gli stessi italiani che hanno pagato le tasse. Imbarazzante.