Quanto conta il turismo per la Valle d’Aosta? Tantissimo, a scorrere i dati relativi al Pil. Oppure pochissimo, se si affrontano le code sull’autostrada Torino Aosta a causa dei cantieri ancora aperti a fine luglio, in pieno periodo di trasferimenti per ferie.
Eppure inverno e primavera non sono stati caratterizzati da nevicate sul fondovalle, dove si snoda l’autostrada, ed i lavori in galleria non sono impediti da qualche temporale.
Ed allora ha ragione il ministro Toninelli quando si infuria con le società che gestiscono le autostrade con utili colossali e con un altrettanto colossale menefreghismo nei confronti degli automobilisti e dei camionisti. Il problema, dunque, non è limitato alla tragedia del ponte Morandi ed agli interessi della famiglia Benetton. Riguarda tutte le concessionarie e tutti i vantaggi che hanno ottenuto grazie a governi compiacenti.
Proprio l’autostrada valdostana è a livelli record per l’eccessivo pedaggio, ma il rispetto per gli utenti non deve essere previsto nel contratto. D’altronde la concorrenza è impossibile. Quando gli automobilisti, a fronte degli ennesimi rincari, avevano iniziato a disertare la Torino Aosta e si erano spostati sulla viabilità ordinaria, i sindaci dei territori attraversati non avevano pensato di approfittare della situazione favorendo la crescita qualitativa di ristoranti e bar. Troppo complicato. Meglio limitarsi a far cassa collocando autovelox ad ogni angolo. E pazienza se si penalizzava il turismo e l’attività commerciale dei propri sudditi.
D’altronde il turismo italiano vive solo di ciò che ha regalato il padreterno e che non si è ancora riusciti a distruggere, oppure di tutte le opere architettoniche ed artistiche realizzate in un passato che si ostina a non ritornare. È sufficiente confrontare non gli Uffizi ma un qualunque Museo che esponga opere antiche di medio livello con il migliore tra i Musei di arte contemporanea per rendersi conto di ciò che davvero attira i turisti di tutto il mondo, contribuendo a migliorare i conti dell’economia italiana.