Modello francese – tutti contro tutti – o modello italiano (tutti insieme appassionatamente pur di ottenere le poltrone)? Le destre aspetteranno gli esiti delle elezioni di oggi, per le politiche in Francia e le amministrative in Italia, per provare a capire come muoversi in futuro. Nell’Esagono Marine Le Pen ed Éric Zemmour corrono separati ed avversari. Perché le visioni del mondo e della politica sono molto diverse. Ma la coerenza porterà ad un numero di seggi complessivi estremamente ridotto, lontanissimo – a causa dei meccanismi elettorali – dalle percentuali effettive dei voti ottenuti.
In Italia si è preferita la scelta opposta. Nessuna identità, nessuna coerenza, programmi elettorali ridicoli, quando proprio bisogna presentarli. Ma tutti insieme. Quasi ovunque. Imbarcando, a volte, persino i renziani. Come a Genova, con prove tecniche di un nuovo centro da costruire in vista delle politiche del prossimo anno. Sempre che una nuova finta emergenza non impedisca il voto nella grande democrazia italiana.
Da un lato, dunque, l’inconsistenza della destra francese. Con probabile uscita di scena di Marine Le Pen, con il soufflé sgonfiato di Zemmour e la ricerca di nuovi personaggi per una nuova stagione politica. E con Mélenchon che – alla guida dell’ammucchiata comunista, socialista, ambientalista, immigrazionista e protestataria varia – diventa l’unico interlocutore/avversario di Macron. Perché, alla fine, contano anche i numeri. Non solo le idee.
Sull’altro versante delle Alpi, invece, l’irrilevanza delle destre italiane. Forse con i numeri, ma prive di idee che vadano al di là del contingente. Troppo impegnate a beccare per terra i chicchi lanciati dal potere vero, per aver la capacità di spiccare il volo. Così potranno anche confermarsi alla guida di qualche città abbastanza grande – dopo aver perso Milano, Roma, Napoli, Torino, Firenze, Bologna – ma si limiteranno a stabilire i fornitori delle lampadine e dei tombini. In attesa che le strategie politiche vengano decise a Washington, a Wall Street, nelle sedi di Confindustria e di Confcommercio.
D’altronde l’unica cosa che conta è scoprire se i sondaggi verranno confermati dal voto, con Fdi davanti alla Lega, con Forza Italia come ruota di scorta e con i centristi ridotti a poca cosa ma determinanti in prospettiva. Perché sulla base di questi risultati si preparerà non un programma per le elezioni politiche, bensì una spartizione di poltrone che provocherà liti e lacerazioni.
Mentre, nella realtà dell’Italia vera, le sinistre continueranno a garantire la sopravvivenza di un governo che sta portando il Paese alla rovina. Con le famiglie sempre più povere mentre il pessimo Brunetta (teoricamente ministro in quota centrodestra) continua a raccontare che tutto non va bene ma benissimo. Mentre la benzina supera i 2 euro al litro, l’inflazione vola, la Borsa crolla, le bollette sono insostenibili, il debito cresce, la violenza si diffonde e la disperazione dilaga. Tutto benissimo, Brunetta dixit. E il prossimo anno chiederà il voto come esponente della coalizione con Lega e Fdi..