Disquisire in merito alle forme delle Pipe è piuttosto complicato.
Le forme “classiche” sono state accuratamente catalogate, e per ciascuna di loro si usa una nomenclatura in uso da anni tra produttori, rivenditori e acquirenti. Nel 1978 era uscito addirittura il Catalogo Bolaffi delle Pipe, curato da Aldo Pellissone, che non fu mai ristampato e che oggi è reperibile soltanto sul mercato antiquario con prezzi che si aggirano intorno ai trecento Euro.
In generale, a costo di essere banale, si può dire che i gruppi principali sono le dritte, le semicurve, le curve e quelle “molto curve” dette anche “Full Bent” o Ungheresi.
Quando si acquista una pipa, specie se si è alle prime armi, occorre tenere presenti alcune regole legate alla funzionalità dell’oggetto. È facile, infatti, farsi attrarre dal fascino, dal colore, dalla bizzarria della forma o dalle dimensioni.
Si tenga conto, innanzitutto, che più la curva e accentuata, più la Pipa tenderà a produrre l’”acquerugiola”, un deposito liquido che si deposita al fondo del fornello e che causa un fastidioso gorgoglio nel corso della fumata. Un fenomeno che si verifica con minore frequenza nelle pipe dritte, le quali, però, possono essere più scomode da tenere tra i denti in quanto esercitano una leva maggiore. Occorre pertanto, in base alle proprie esigenze e alle proprie abitudini, scegliere modelli leggeri e ben equilibrati. Salvo rassegnarsi a tenere la Pipa in mano: un’abitudine decisamente raccomandabile solo se non si devono svolgere attività che richiedano l’uso di entrambe le mani.
Detto ciò, una pipa non è più o meno buona a seconda della sua forma, che non influisce in alcun modo sulla qualità della pipata.
Va detto però che, scegliendo una pipa, una attenzione particolare va prestata alle dimensioni del fornello. Va da sé che un fornello più grande conterrà una maggior quantità di tabacco: se avete poco tempo, caricate una pipa dal fornello più piccolo. Lasciar spegnere la pipa e riaccenderla dopo che si è raffreddata è poco consigliabile. La qualità della fumata è irreparabilmente danneggiata dal deposito di acquerugiola che si è formata nel frattempo al fondo del fornello e che ha avuto, durante il raffreddamento, tutto il tempo di impregnare il tabacco residuo producendo aromi aspri e molto sgradevoli. Meglio è, in questi casi, svuotare la pipa e rassegnarsi a sprecare quel poco o tanto di tabacco che non si è riusciti a bruciare. Un fornello grande, però, fornisce solitamente non solo una pipata più lunga, ma anche più corposa. Le boccate saranno più piene, effetto particolarmente gradito non a tutti i fumatori. Alcuni di essi, infatti, prediligono (forse giustamente) le boccate brevi e ritmate. Questione di gusti.
Altro elemento importante è la lunghezza del cannello e del bocchino. Una pipa più lunga sarà meno comoda ma darà un fumo più fresco. Le “canadesi” con cannello lungo e bocchino più corto, aumentano questo effetto, rendendole adatte soprattutto per le fumate estive.
Detto ciò ricordiamo che le Pipe francesi, inglesi e tedesche hanno forme più classiche. Per dirla tutta, sembrano tutte uguali. Gli artigiani italiani, invece, si sono distinti negli anni per la produzione di pezzi più fantasiosi e anche più rispettosi delle venature della radica. Ciò ha fatto sì che le forme delle Pipe italiane siano molto apprezzate dai collezionisti non soltanto per le loro forme armoniose e a volte bizzarre, ma soprattutto per la qualità dei materiali che le rendono dei pezzi unici e consigliabilissimi.