Intervisti, su quello che resta il primo quotidiano italiano nonostante il crollo di vendite, una campionessa olimpica di sci. E cosa ti preme domandarle? Se tra gli atleti e le atlete del Circo Bianco ci sono omosessuali. Uno scoop, una notizia fondamentale! Mica vai a chiedere a Sofia Goggia qualcosa sulle polemiche relative agli allenatori personali, qualcosa sull’esclusione di un atleta dai convocati per i Giochi Olimpici con successiva richiesta ad un altro di fingersi malato.
Macchè. Il problema per gli appassionati di sci è la presenza o meno di omosessuali nelle squadre. Non frega niente a nessuno, ovviamente, al di là dei due intervistatori, Cazzullo e Vanetti. Che, manco fossero di San Damiano, tirano il sasso e nascondono la mano. Perché la risposta dell’ingenua Sofia non è proprio il massimo della correttezza politica. Afferma, infatti, che tra le ragazze esiste qualche atleta omosessuale, ma tra gli uomini non crede. E perché mai? “Perché si buttano giù dalla Streif di Kitzbuehel..”. Ossia la pista per la discesa libera più bella, più difficile, più pericolosa. In altri termini, bisogna essere uomini “veri” per affrontare una simile discesa.
Ovviamente scatta subito la polemica. Innescata da chi, sulla Streif, manco ci andrebbe a piedi. Gente che non sa cosa sia il coraggio ma che, in gruppo, si scatena sui social come se capisse di cosa stesse parlando la bergamasca. Persino gli intervistatori, spiazzati da una risposta sincera alla loro domanda stupida, non hanno infierito con le solite menate in stile pensiero unico obbligatorio, non hanno utilizzato lo slogan tipico del “questo non si può dire, questo non si può sentire”. Ma non basta la loro ritirata strategica per evitare che le legioni del pensiero unico obbligatorio si scatenino.
Però, in questo modo, l’intervista scorre via senza irritare troppo, senza scatenare proteste, senza riesumare contrasti con le colleghe (Brignone e mamma, in particolare). Resta la stupidità della domanda, la sua inutilità. Ha più senso quella sulla partecipazione dei transgender ex maschi alle gare femminili. E di nuovo Goggia sceglie la risposta meno corretta ma molto più onesta: una partecipazione assurda perché maschi e femmine non sono uguali e negli sport, a partire dallo sci, il vantaggio fisico degli ex maschi renderebbe scorretta la competizione.
Immediata la reazione scomposta delle truppe del politicamente corretto, con richiesta di scuse, in attesa di passare all’esclusione dalla nazionale, alla ricusazione da parte degli sponsor. Quelle truppe della stupidità che pretenderebbero l’obbligo di far partecipare i transgender alle gare femminili, che sono pronte a giurare sul coraggio dei transgender sulla Streif, ma che difendono la fuga dall’Ucraina dei transgender perché il coraggio di combattere mica si compra da McDonald’s.
Goggia, in perfetto stile stalinista, è stata costretta a fare autocritica, a scusarsi, a precisare che non voleva discriminare nessuno. Sperando che i nipotini idioti di Berja si accontentino .