Ed ora le anime belle del politicamente corretto imporranno a Esselunga di realizzare un nuovo spot, in linea con il non-pensiero woke. Un bambino vestito da bambina (o viceversa) corre incontro ai due padri chiamandoli genitore uno e genitore due e chiede di inviare su whatsapp una canzone di Rosa Chemical all’affittautero che lo ha messo al mondo.
Perché, evidentemente, per questa piccola porzione di Italia la normalità è solo ed esclusivamente la loro.
Indubbiamente la famiglia italiana media non è quella raccontata dallo spot. Esistono addirittura famiglie che non si sono separate. Ma loro avevano già avuto lo spot del Mulino Bianco, cancellato per l’orrore provocato nelle famiglie arcobaleno. Però, adesso, anche le famiglie separate provocano sconcerto nelle fila dei sedicenti intellettuali ed opinionisti.
D’altronde nelle pubblicità delle auto compaiono, inesorabilmente, famiglie multietniche. Vuoi mica promuovere l’immagine di un padre e una madre bianchi, eterosessuali e con figli del medesimo colore? Un oltraggio inaccettabile. Scatterebbero immediatamente le proteste di Scanzi, le lamentele di Saviano, le richieste di manifestazioni antifasciste da parte di Berizzi e Trocino.
Dunque anche una pesca di Esselunga può diventare fonte di scontro. Perché non tutti i figli di coppie separate sarebbero felici di una riconciliazione tra madre e padre; perché esistono situazioni di violenza; perché ci sono casi e casi. Tutto vero, certo. Ma esiste anche una realtà fatta di bambini che sognano una famiglia unita o riunita. Sono la normalità? Di sicuro più di quella delle famiglie con bambini acquistati sul catalogo degli uteri a disposizione. Più di quella delle famiglie multicolori. Più di quella delle società di comodo con genitore 1 e genitore 2. Ma per quegli spot nessuno protesta.