L’Eni ha annunciato che un terzo dei propri dipendenti lavorerà a distanza. Il gruppo Leonardo, grazie allo smartworking, libererà un terzo dei propri uffici. E altri grandi gruppi hanno avvertito i dipendenti di liberare le scrivanie dagli oggetti personali poiché, in un futuro molto ma molto vicino, i tavoli da lavoro saranno utilizzati a turno da più addetti. In pratica si andrà in ufficio uno o massimo due giorni la settimana. Con conseguenze di non poco conto.
Non è solo un problema per bar e trattorie che perderanno una fetta consistente di clientela. E se continueranno con la politica dei prezzi da rapina, i clienti persi saranno sempre più numerosi. Ma se ridimensioneranno prezzi e incassi, a cascata chiederanno di rivedere al ribasso i canoni d’affitto. La moltiplicazione dei locali chiusi nei centri cittadini dimostra che spesso i proprietari preferiscono tener chiuso piuttosto di ridurre gli affitti. E i centri città rischiano di trasformarsi in terre desolate. Il problema degli affitti riguarda anche gli uffici. Con una quota consistente di dipendenti a casa, serviranno uffici più piccoli, spazi ridotti. Dunque altri cartelli “affittasi” nei centri storici.
La bolla speculativa immobiliare può quindi scoppiare. Perché alla fuga degli uffici si aggiunge quella dei giovani universitari fuori sede che se ne stanno tornando a casa. Sia per seguire le lezioni a distanza restando in casa di mamma, sia per iscriversi alle università più vicine a casa senza badare alla qualità dell’insegnamento. Per il momento, però, le contromisure si limitano al piagnisteo delle associazioni dei commercianti. Non un’idea alternativa. Le università abbandonate fanno finta di nulla mentre le altre, che approfittano del ritorno a casa degli studenti, propongono sconti, aiuti, servizi.
Sarà interessante verificare le conseguenze sulla grande ristorazione. Con una clientela ridotta, e con costi altissimi nelle aree centrali, potrebbero essere costretti a chiudere, con una pesante ricaduta sulla capacità attrattiva dell’enogastronomia italiana e sul turismo in genere. Oppure potrebbero decidere di spostarsi nelle periferie urbane, con una scelta coraggiosa che permetterebbe consistenti risparmi. Costringendo la clientela a seguirli in aree non sempre tranquille. Una sfida difficile che potrebbe favorire una messa in sicurezza delle periferie, ignorate dal potere perché fuori dal proprio percorso abituale di vita.