Gli anni d’oro del grande RealGli anni di Happy Days e di Ralph Malph
Gli anni delle immense compagnie
Gli anni in motorino, sempre in due
Gli anni di “Che belli erano i film”
Gli anni dei Roy Rogers come jeans
Gli anni di “Qualsiasi cosa fai”
Gli anni del “Tranquillo, siam qui noi, siamo qui noi”
La canzone è “Gli anni”, interpretata dagli 883 (Max Pezzali). E già nel 95/96 era un brano nostalgico che riportava ad un periodo precedente. Quello, appunto, delle “immense compagnie”. Quando la medicina era una cosa seria ed i medici non cercavano notorietà andando a cantare come degli idioti in tv. Le immense compagnie non erano considerate come un pericolo assembramento e veicolo di contagio mortale.
O forse sì. C’era già chi si preoccupava per questi assembramenti che rappresentavano una pericolosa alternativa al potere costituito. Soprattutto le immense compagnie nei luoghi di villeggiatura. Perché, in quegli anni, si “villeggiava” al mare od in montagna. Non si cercavano località esotiche è sempre diverse dove vivere “esperienze” di non più di una settimana. E 40/80/200 ragazzi e ragazze che trascorrono insieme uno o due mesi di vacanza; che discutono di tutto; che si confrontano e crescono attraverso questo confronto; che si amano; che giocano; costituiscono un pericolo soprattutto in prospettiva.
Perché si possono creare legami duraturi. Può nascere una solidarietà che non si esaurisce al termine della vacanza ma che può proseguire in città. “Tranquillo, siamo qui noi” è una minaccia per un regime che vuol essere indispensabile e che non tollera alternativa di aiuti e sostegno tra persone, tra i singoli cittadini che, in questo modo, smettono di essere sudditi.
Si rischia di ritrovarsi con comunità basate sull’amicizia ma caratterizzate dalle capacità professionali. Perché i ragazzi delle immense compagnie erano studenti (in caso contrario non si sarebbero potuti permettere due mesi di vacanza in località turistiche che richiedevano buona capacità di spesa) che sarebbero diventati imprenditori, medici, avvocati, ingegneri, commercialisti, commercianti, musicisti, direttori editoriali. Era, insomma, la buona borghesia di questo Paese. La spina dorsale dell’economia e della società civile in ogni suo aspetto.
Dunque la priorità per il potere era quella di scardinare le immense compagnie, di ridurle di numero, di scollarle. E di impedire che i gruppi estivi si ritrovassero in città. Attraverso la scuola, in grado di creare alternative destinate poi a trasformare in atomi isolati anche i piccoli gruppi di eventuali amici. E poi con le vacanze mordi e fuggi, in modo da evitare la sopravvivenza delle compagnie. Avrebbero poi contribuito le famiglie che nascevano, ed i lavori che concedevano ferie limitate, a cambiare definitivamente i rapporti tra i vecchi amici.
Ora, però, il regime ha compreso i rischi del passato. E interviene preventivamente per impedire ogni aggregazione troppa numerosa. I diktat si susseguono, le chiusure dei locali pure, le ordinanze prevedono riunioni limitate a 4 gatti con mascherina, tampone, vaccino, distanziamento. Insomma, state a casa da soli ed evitate ogni rapporto di amicizia. Gli amici sono pericolosi. Per il regime.