Con l’attuale situazione in Afganistan, sarà molto complicato per Biden reggere altri tre anni e mezzo alla presidenza americana. Gli attentati di Kabul rappresentano una strage annunciata. Uno dei giorni più neri della storia americana.
Il fallimento americano è sotto gli occhi di tutti: un ritiro precipitoso, sbagliato nei tempi (sotto la spinta dei combattimenti), senza un’adeguata copertura militare e logistica per l’evacuazione e totalmente privo di una reale tessitura politica (con un accordo di non belligeranza che i talebani non potevano garantire).
Era prevedibile che i gruppi estremisti in Afghanistan, come Isis e Al Qaeda, rivendicassero attentati. Biden seppure informato è andato dritto per la sua strada, facendosi dettare l’agenda prima da ragioni di politica interna (era necessario capitalizzare il ritiro nel voto di midterm del 2022) e poi, di fronte al crollo delle corrotte istituzioni afghane, dalla paura, così ha accellerato il ritiro, una vera e propria fuga, con tempi dettati dai Talebani (“entro il 31 agosto o ci saranno conseguenze”).
In aereoporto nessuna possibilità di regolare il flusso della massa di persone disperate. Per tutti era una questione di tempo. Un’occasione unica per chi ha in mente il caos della disperazione e vuole tenere aperta la “lunga guerra” tramutandola in una guerra civile.
Non sono serviti ben quattro discorsi di Biden per rassicurare la politica internazionale, che era consapevole che Biden pensasse unicamente agli elettori americani, per dire “i nostri ragazzi sono tornati a casa”.
L’attentato ha smontato definitivamente ogni possibile narrazione vittoriosa. I democratici sono disorientati, il bilancio degli attentati è pesante (siamo a 170 morti e attenzione, sono caduti dodici Marines), il presidente si aggiudica il titolo del “Commander in Chief” inadeguato.
Sul voto di midterm, in caso di riconquista del Congresso da parte dei repubblicani, ci si avvierà verso l’apertura di una stagione di battaglia parlamentare speculare a quella che i Democratici fecero durante la presidenza Trump. Sarà necessaria una commissione d’inchiesta per potere accertare le condizioni fisiche e mentali del presidente (appellandosi al 25esimo emendamento della Costituzione americana) in vista di una procedura di impeachment di Biden che, ricordiamolo, è presidente da soli sette mesi.
Biden ha avuto il triste primato, in soli sette mesi, di incrinare l’autorevolezza della sua presidenza. Non sarà più il presidente che doveva avvicinare le due sponde dell’Atlantico. Ha in realtà inferto un colpo mortale alla credibilità della NATO. Gli alleati sconsigliavano il ritiro. Il timore, prima negato da Biden e rivelatisi poi fondato, di un collasso dell’esercito afghano, era veritiero. Una totale mancanza di sostegno politico e morale di fronte all’avanzata dei Talebani che andava avanti da settimane.
Ormai l’Afghanistan si è tramutato in uno spartiacque geopolitico, gli effetti saranno a lungo termine e daranno ulteriore spazio alla Cina. Vent’anni dopo Biden ha riaperto il cancello del terrorismo islamico. Ha ragione il segretario di Stato Antony Blinken, Kabul non è Saigon, è senza ogni dubbio peggio.