Le mie vecchie pipe. Che ho recuperato di recente, da un magazzino. Dove era stipato tutto ciò che avevo dovuto sgomberare dalla mia casa di famiglia. Venduta. Andata nel vento. Tranne questi relitti. Libri, oggetti, un paio di mobili antichi. E una cassetta con la mia collezione di pipe. Circa un centinaio. Che, ora, finalmente, sono tornate a me .
A Roma, in quei lustri interminabili, non me le ero potute portare. Appena una decina. Per fumare. Prese più o meno a caso. E più di una è andata rotta… perché, preferisco non raccontarlo. E, poi, non interesserebbe a nessuno.
Ma ora le ho recuperate. Tutte. E con esse tanti, forse troppi ricordi. Perché questo, lo chiarisco subito Direttore, non è un articolo sulla pipa. Quelli li fa, con straordinaria efficacia, il nostro Bartolo.
Questo è un articolo sulla memoria. Che si lega a un oggetto. O meglio, a una collezione di oggetti. E tutti i collezionisti veri, non i maniaci naturalmente, sanno che ciò che conta non sono gli oggetti che collezionano. Quadri d’autore o tappi di birre…. sono le memorie, le emozioni che tali oggetti evocano.
Le prendo una alla volta dalla cassetta. Le spolvero. Le pulisco con lo scovolino. È da troppo che non vengono fumate. Poi, le sistemo sui portapipe. Su una mensola in salotto. È una specie di viaggio. Nel mio passato…
Sì, lo so…. è segno che sono vecchio ormai. Ma tu Direttore, non sei più giovane di me. Anzi…e poi mai ho avuto la pretesa di restare per sempre giovane. Non mi avrà dato altro la Natura, ma il senso del ridicolo… quello sì.
Questa è una calabash. Il modello della pipa di Sherlock Holmes. In radica, come quasi tutte. A parte un paio di gessi e una schiuma. È irlandese. Una Peterson. Ho tutta la serie ispirata ai romanzi di Conan Doyle.
La fumavo nei momenti più pensosi. Una pipa da meditazione, che mi aiutava a riflettere sul senso della vita. E altre carabattole inutili. Già…. inutili. Perché tanto pensare non ti dà risposte. Moltiplica le domande. E, sicuramente, non ti rende più felice….
Una Jan La Croix. Rosso cardinale. La vera in oro. La comprai da Tullio Maria, al suo Pipa Club. Luogo di interminabili conversazioni, con quello che non era un commerciante. Un normale tabaccaio. Ma un vecchio guascone, che aveva vissuto molte vite. E ancora di più ne aveva sognate. Ricordo ancora, come se fosse presente, il profumo dei trinciati. Le discussioni di politica, filosofia, arte, cinema….una specie di libera accademia, un po’ folle e stramba. Come Tullio. Ero universitario allora. Ma penso di aver appreso più cose lì, in quel salottino sul retro della tabaccheria, che nelle aule dell’Università. Fumando, e con Wolf, il pastore terwüren di Tullio, accucciato ai miei piedi.
E questa è una Ser Jacopo della Gemma. Una curva classica. Chiara. Molto capiente. Ci si può fumare oltre due ore con una sola carica . Me la regalò mio padre. Mi regalava una pipa ad ogni compleanno. Questa, quando compii i 39. Lo ricordo perché fu l’ultima.
Ai 40, mia madre mi regalò questa altra. Charatan. Inglese. Dritta classica. Sottile ed elegante. Non disse nulla. Ma capii lo stesso.
E questa… è la mia prima pipa. Una Slendaline by Sasieni. Avevo appena dato il primo esame all’Università. Archeologia classica. Con una monografia su Taranto. E sulla, cosiddetta, Dea di Taranto. Una scultura arcaica, senza nulla della bellezza canonica che siamo usi aspettarci nell’arte Greca. Ma di grande, misteriosa suggestione. Era un esame grosso. Tre tomi di oltre quattrocento pagine. E, per me, particolarmente importante. Sognavo, vagamente, di fare l’archeologo. Naturalmente in una visione romantica, che ben poco aveva a che fare con la realtà. Le cose, poi, sono andate diversamente…ma non ho rimpianti.
Comunque, studiando, fumavo sigarette come un dannato… Stop senza filtro. Erano dure, e costavano poco. Sigarette e caffè.
Quando superai la prova, per festeggiare, M. mi portò quella pipa in regalo.
“Così fumi meno e ti fa meno male” mi disse con quel suo sorriso dolcemente stralunato. Era una ragazza dolce. Ma molto fragile. Dopo un anno, la persi completamente di vista. Poi, molti anni dopo, venni a sapere che si era suicidata…
E questa….
No. Basta. Sto diventando noioso. E melenso. Ed è una cosa da vecchio rimbambito che detesto.
Mi siedo sul divano. E fumo la mia pipa da Gandalf. Fatta da Savinelli, per l’uscita del primo film della trilogia tolkieniana.
La mia erba pipa, un trinciato grezzo, è proprio gustosa. E io….beh mi sento un po’ un vecchio stregone grigio…