Nell’immaginario collettivo Venezia rappresenta un territorio suggestivo che all’interno ingloba tutto il fascino di una città costruita sulle acque.
Da sempre rappresenta il luogo più romantico del mondo e gli stranieri che intraprendono un viaggio in Italia, non mancano di visitare la Serenissima, il Carnevale, la Biennale del Cinema, i musei, le chiese, i palazzi e i magnifici scorci che attraversano la laguna.
Se si vogliono rivivere le emozioni e il fascino incantato di questa meravigliosa città sarà necessario leggere “Le mille e una Venezia” (edito da Buendia Books) di Liana Pastorin al suo esordio come scrittrice. In realtà Liana vive a Torino ed oltre ad essere un architetto e una giornalista, è responsabile dell’ufficio stampa nell’assessorato Cultura e Turismo della Regione Piemonte nonché conduttrice di programmi radiofonici di cultura letteraria.
La sua è una figura poliedrica e il suo libro riflette perfettamente le sue tante sfaccettature racchiuse nei dieci racconti che Massimo Tallone, scrittore e autore della prefazione, definisce “Racconti incantati e emozioni senza tempo. Leggere i racconti di Liana è come trovarsi di fronte a una lingua straniera, sconosciuta e, scoprire di colpo, e senza sapere perché, parola dopo parola, di capirla”.
Attraverso i suoi racconti affronteremo un viaggio, dove il gioco dei ricordi, dei sensi, delle emozioni sembrano far capolino dal silenzio del passato della scrittrice. Non serve fare l’intera disamina dei racconti, perché non è nelle trame e nella loro risoluzione la sostanza di questo libro. C’è una costante, ed è chiaramente la tensione della lingua. Una lingua ordinata, da cui scaturisce l’aggettivo poetico trovato con cura, la varietà nemica della ripetizione, che vuole evocare la magica connessione tra il mondo immateriale e il mondo materiale, creando una verità funzionale che si trova in bilico tra i due mondi.
Passato e presente si intrecciano in un groviglio di emozioni. La sapiente padronanza dell’architettura si fonde con il potere delle parole, che ci accompagnano a riflessioni sull’amore e sulla vita. La formula breve dei racconti non è casuale perché in realtà cattura il lettore nel rispetto delle proprie emozioni lasciando un finale aperto, perché ognuno di noi ha una diversa interpretazione di ciò che legge in un libro dettata dalle proprie personali esperienze.
Frammenti di vita, come ama definire l’autrice, che attraverso l’uso sapiente delle parole evocha immagini e situazioni reali, ma anche dei riferimenti all’inquinamento ambientale, visivo e acustico. Le mille e una Venezia apre scenari attuali circa la condizione in cui versano tante città italiane. L’incidente nel canale della Giudecca a Venezia, dove una nave ha speronato un battello turistico andandosi a scontrare contro la banchina ferendo quattro persone, ha riaperto il dibattito sui pericoli causati da questi giganti del mare anche a livello ambientale. Queste navi rilasciano durante il loro passaggio, una grande quantità di gas tossici nell’aria inquinando le acque in cui navigano. In media ogni anno 68 navi stazionano nella laguna veneziana con i motori accesi. Venezia è tra le città più inquinate d’Europa, ma Liana Pastorin nel suo libro, narra anche di Procida, l’isola della bellezza, che d’estate “soffoca” sotto sacchi di spazzatura.
Le parole dell’autrice non lasciano alcun dubbio “se come è vero, i problemi ambientali sono soprattutto sociali, dovremmo cominciare dalle persone, dalla condivisione, da mettere a fattore comune cibo e medicine, che se sprecati, sono fonti di inquinamento”.