Interpretare quelle dinamiche che sottendono all’evoluzione dei futuri scenari in un contesto globale caratterizzato da una sempre crescente complessità.
Questo, ancora, l’obiettivo della tre giorni della sedicesima edizione del workshop annuale del think tank Il Nodo di Gordio “Téchne: la politica estera come investimento per il futuro dell’Italia”.
Si parla di Africa e di quel ruolo centrale che sempre più sembra avere acquisito identificandosi, fra le grandi potenze emerse, per bussiness e pervasività pur sicuramente restando la più penalizzata per gap infrastrutturale.
“L’evoluzione della finanza tecnologica – interviene Marco Cochi, analista de “Il Nodo di Gordio ” e Responsabile di ricerca per l’Osservatorio Strategico per Afrixa sub-Sahariana e Sahel del CeMiSS – ne è sicuramente esempio più significativo. L’Africa conta, scarseggiando sedi fisiche per le banche – per carenza di elettricità – ben il 57% sul totale dei conti correnti in Rete, utilizzati da oltre il 66% della popolazione. Il servizio di trasferimento di denaro on-line M-PESA ha estremamente favorito il prestito e l’utilizzo del dividendo digitale“.
Franchezza e profondità d’esposizione proseguono e a intervenire sulle grandi infrastrutture è Gianni Bonini, Senior fellow del think tank “Il nodo di Gordio”.
Chiara la posizione: “Il gas naturale resta la forma di energia più pulita e le grandi infrastrutture migliorano l’ambiente“.
Impossibile non citare il caso più esemplare del rigassificatore di Livorno, impianto galleggiante ricavato da una nave gasiera riadattata situata al largo delle coste della Toscana.
“Permettono la crescita di opportunità turistiche – prosegue – sono un valore aggiunto, ma occorre ripristinare leggi e regole: restano oggetto, in Italia, di continue contestazioni“.
Il riferimento è al Nord Stream 2, il raddoppio di quella struttura che da qualche anno collega in maniera diretta la Russia con il territorio tedesco attraverso il Mar Baltico facendone grande hub di energia e metano.
Il TAP – Trans-Adriatic Pipeline – sicuramente ci viene in aiuto: un gasdotto in costruzione che dalla frontiera greco-turca attraverserà Grecia e Albania per giungere in Italia, consentendo l’afflusso di gas naturale proveniente dall’area del Mar Caspio (Azerbaigian) in Italia e in Europa. Ma l’Italia non decide.
“La continuità della politica estera di un Paese ne misura la forza. Le difficoltà riscontrate sulla TAP sono le difficoltà nel governare questa area di crisi. Le primavere arabe sono da considerarsi il punto di rottura della nostra capacità di essere nazione vicaria della politica per il Mediterraneo della NATO e degli Stati Uniti. Un processo di marginalizzazione dell’Italia che comincia con la Libia e prosegue ancora“.
A proseguire il dibattito è Riccardo Migliori – Presidente emerito del Parlamento dell’OSCE e Senior fellow del think tank “Il nodo di Gordio” – che approfitta del ricordo di Gianni De Michelis, tra i più noti esponenti del Partito Socialista, fra gli uomini-simbolo della Prima Repubblica, per introdurre le ragioni maggiori delle nostre difficoltà.
“Crisi del multilateralismo, crisi di leadership, politically correct. La perdita di aderenza fra Intellighenzia e presunta realtà ha aperto un varco importante nella cultura della società. L’assenza di una politica estera è percepibile: non esiste strategia che vada oltre le prossime elezioni“.
Citando nuovamente il Nord Stream 2 evisenzia come non si sappia quale intervento complessivo organizzare. “Non abbiamo sovranità energetica – prosegue – non abbiamo sovranità militare, gli accordi intergovernativi contano più della capacità autonoma della politica di svilupparsi in modo autorevole“.
Ultime battute su possibili contributi futuri dell’Italia.
“Sarebbe importante l’Italia si esprimesse sull’accordo di liberalizzazione del commercio all’interno del continente africano – risponde Cochi – così come sarebbero importanti nuovi accordi per introdurre azioni sul territorio delle popolazioni migranti: i soldati insediati in Niger restano fermi da tempo in aeroporto con una presunta funzione di addestratori senza alcun contributo concreto“.
Sulla possibile ripresa della nostra politica Bonini è realista: “L’autonomia politica in italia è latitante. Il ruolo che ormai a noi compete, purtroppo, non è più quello di attore fondamentale all’interno della NATO“.
A chiudere, Migliori, che evidenzia la più significativa delle contraddizioni in essere: “La crisi politica è, prima di tutto, l’attribuire a una figura tecnica altissime funzioni politiche“. Prende sapientemente in prestito una frase, tratta dall’ultimo libro di Giulio Tremonti, Le tre profezie, che forse riassume efficacemente il concetto di perdita di sovranità: da qualche anno i cuochi si sono impossessati della nave, concentrandosi solo sull’importanza che questa non affondi.
Il problema è la direzione, non dimentichiamolo.