Sono suonate forti e chiare le nobili parole del presidente Mattarella contro la durissima repressione in corso in Perù. Decine e decine di morti, arresti di centinaia di giovani non potevano lasciare indifferenti le massime cariche dello Stato italiano. E come non condividere l’indignazione espressa dal ministro degli Esteri, Tajani, nel corso del colloquio con l’ambasciatore di Lima immediatamente convocato alla Farnesina?
Contrordine atlantisti! Non si sono udite le nobili parole perché non ci sono state. E l’ambasciatore non è stato convocato da Tajani. I peruviani possono essere uccisi, i giovani possono finire in carcere. Ma le massime cariche dello Stato italiano restano in silenzio. Giusto. L’indignazione non si può mica distribuire come si trattasse di noccioline. Bisogna utilizzarla per stigmatizzare Mosca e Teheran, mica i governi che possono piacere a Biden.
Sua Mediocrità Mario Draghi la indirizzava anche contro Turchia ed Egitto che, improvvisamente, sono diventati Paesi amici e, dunque, le proteste sono svanite. E l’Algeria? Un Paese fratello, perché ci fornisce il gas. E pazienza se poi gioca alla guerra partecipando alle manovre militari con Russia e Cina. Basta far finta di dimenticarselo e di ignorare il ruolo della russa Gazprom nelle attività estrattive nel Paese nordafricano.
È la sagra dell’ipocrisia e della finzione. E non ci sarebbe nulla di male, tutt’altro. Gli interessi del Paese impongono di sorvolare su molti aspetti etici. Ciò che è insopportabile è invece la pretesa di far la morale in merito alle vicende internazionali. È insopportabile il giornalismo della lacrima alternata, al seguito dell’indignazione politica di comodo. Le giovani peruviane valgono meno delle ragazze di Teheran, la censura in Ucraina è buona e giusta ma se applicata in modo più blando a Mosca diventa una inaccettabile violazione della libertà di stampa.
Le proteste sono eroiche a Hong Kong ma sono una vergogna a Varsavia, giuste a Budapest e ingiuste a Parigi. E, di conseguenza, la repressione è ignobile o sacrosanta a seconda di quanto sia politicamente corretto il governo dei rispettivi Paesi.