Vietato recensire. In questa Italia dove c’è sempre qualcuno pronto ad offendersi, è divertente leggere sui social i commenti alle recensioni. A partire da quelle relative a ristoranti e pizzerie. Divertente ed istruttivo, poiché rappresenta un reale contributo alla comprensione dello stato comatoso di questo Paese. Basti pensare a coloro che, per educazione, si sentono in dovere di recensire – con tanto di voto – locali dove non hanno mai messo piede. Solo perché sono passati di fronte al ristorante e la geolocalizzazione ha attivato l’app che ha chiesto un parere.
Gentili, certo, ma analfabeti digitali che rappresentano un danno per i risoratori dal momento che, in perfetta buonafede, non possono certo assegnare voti alti a ciò che non hanno provato. E, di conseguenza, abbassano la media dei giudizi complessivi. Però sono anche la dimostrazione pratica delle possibilità di utilizzo dell’intelligenza artificiale in Italia.
Ma il vero problema sono gli altri. Da un lato clienti che, abituati a confrontarsi con bastoncini di pesce surgelato o con prodotti precotti e predigeriti, si ritrovano a non apprezzare un pesce che sa di mare, un cervo che sa di selvatico, una verdura che non sa di plastica. E, di conseguenza, stroncano la cucina del ristorante che ha avuto la sfortuna di accoglierli. Oppure clienti che si indignano per essere stati invitati dai camerieri a non urlare mentre sono a tavola, a non lasciar scorrazzare i figli tra i tavoli altrui. E fioccano le stroncature, gli insulti, i voti bassi.
Ma non va meglio dall’altro lato della barricata. Con cuochi improvvisati che si sentono grandi chef e magari anche grandi poeti. E replicano, con ignoranza e maleducazione, ad ogni critica, soprattutto a quelle più mirate e legittime. Sostenendo, tra l’altro, che il cliente non deve permettersi di non assegnare il massimo dei voti. Perché un voto 3 su un massimo di 5 è peggio di un 1. Il 3 abbassa la media ed è più credibile rispetto ad una stroncatura totale che può essere scambiata per una operazione della concorrenza.
Ed i commenti, nella maggioranza dei casi, sono a favore dei ristoratori sconosciuti. Perché non assegnare il massimo dei voti significa rovinare il lavoro altrui. E poi il cliente ha torto a prescindere. Se si lamenta del conto ha torto perché doveva informarsi prima; se si lamenta del servizio ha torto perché è uno straccione che ha scelto un ristorante da pezzenti; se ha ordinato un branzino e gli portano una carbonara ha torto a lamentarsi perché il ristorante ha comunque speso tempo e denaro per preparare il piatto.
Per arrivare, infine, all’immancabile “anche i ristoratori dovrebbero scrivere recensioni sui clienti”. Con la piccola differenza che i clienti pagano ed i ristoratori incassano. E non dovrebbero dimenticarlo quando chiudono l’attività per mancanza di clienti.