In Russia il dissidente Navalny viene condannato a 30 giorni di carcere e la canea del politicamente corretto si scatena, con in testa Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. Muto, Michel, di fronte ai 10 anni di detenzione di fatto di Assange, reo di aver svelato le porcate statunitensi. E l’Unione europea di indigna anche perché in Russia vengono impedite le manifestazioni vietate, con conseguenti arresti.

La stessa Europa che è rimasta zitta di fronte alla durissima repressione spagnola contro i catalani, di fronte alla durissima repressione francese contro i gilet jaunes. E tutti quelli che plaudono ai manifestanti russi sono i medesimi che si indignavano per i manifestanti trumpiani negli Stati Uniti dopo essersi entusiasmati per le devastazioni dei blm. A partire da Biden, ovviamente.
Dipende da chi è il nemico. Ed è curiosa la coincidenza temporale dell’insediamento di Biden con l’avvio delle proteste di piazza in Russia. Finiti i 4 anni senza guerre di Trump, si ricomincia con le ingerenze internazionali. In attesa che gli Usa inizino con nuovi bombardamenti per garantire a Kamala Harris il Nobel per la pace.

Come da copione i media italiani si distinguono per servilismo senza freni. Trasformano Navalny nel più forte avversario di Putin, dimenticando che sia Zhirinovsky sia Zjuganov hanno più voti del dissidente anti russo e filo americano. Criminalizzano le proteste anti Biden ed esaltano quelle anti Trump. Applaudono alle folle di agenti che assaltano i ristoranti dove le famiglie osano mangiare e fingono indifferenza di fronte alle stesse forze dell’ordine che non “vedono” i venditori di morte agli angoli delle strade, che non “vedono” le occupazioni abusive, che non “vedono” le aggressioni contro gli avversari politici. Però, poi, i media italiani si chiedono perché le copie vendute dei quotidiani (cartacei ed online) siano crollate negli ultimi anni.

Strano davvero.