Nello Zimbabwe l’inflazione è arrivata al 66%. Manca l’essenziale per poter vivere e quando c’è è estremamente costoso ed è un lusso che in pochi si possono permettere. Tutto costa caro: cibo, elettricità, carburante. L’avere immense ricchezze minerarie nel sottosuolo e la totale incapacità di sfruttarle a dovere facendo uscire il paese africano dalla crisi economica è un male ormai cronico, ulteriormente aggravato dalle lotte di potere, dalla corruzione, dall’abusivismo, dall’inefficienza, dalla violenza. La corruzione fa sì che buona parte della produzione aurifera continui a sparire nel nulla arricchendo sempre gli stessi, a discapito dei lavoratori.
Quando arrivano camion di contrabbando dal Sudafrica, nei quartieri degradati di Harare, la capitale dello Zimbabwe, è un grande evento. Si sa che per qualche tempo si potrà mangiare. I bambini si danno da fare a scaricare farina, olio, detersivo. Un commercio illegale, lucroso, alimentato dall’impennata dei prezzi dei generi di prima necessità.
L’economia del paese è ormai da vent’anni piombata in un grande crisi, Robert Mugabe allora primo ministro dello Zimbabwe, ha deciso di nazionalizzare tutto. Ancora oggi rimangono tutti i drammi, le povertà e il disastro economico che Mugabe ha provocato. L’economia del paese, considerato ancora oggi il granaio dell’Africa, è in ginocchio e non si è ancora rialzata. Lo stato di povertà della popolazione è aumentato a causa del ritiro di donatori internazionali per un debito purtroppo insostenibile. La guerra in Ucraina sta avendo conseguenze anche in Africa. L’inflazione dilagante a causa dell’invasione russa dell’Ucraina fa aumentare ancora di più i prezzi delle materie prime.
Il costo della benzina è raddoppiato nell’arco di una settimana. I prezzi del grano sono aumentati in maniera esponenziale, visto che la Russia è il principale fornitore dello Zimbabwe. Il risultato di tutto questo è un’inflazione pari al 66%. I cittadini saranno così costretti a piegarsi al contrabbando, per potere ottenere i generi di prima necessità a prezzi inferiori.
Un contrabbando che funziona attraverso il passaparola e la messaggistica mobile. La merce viaggia per circa 600 chilometri, la strada è al limite della praticabilità, ma ogni villaggio che si incrocia può fruttare molto in termini economici. Mason Mapuranga, uno zimbabwano di 44 anni, esegue questo lavoro da due anni, e dice di guadagnare più di 600 euro a viaggio. Il governo di Harare per combattere attività di contrabbando, prevede di investire nel bilancio 2022 due milioni di dollari nell’acquisto di droni per ridurre la corruzione ai posti di accesso al suo territorio.
Intervistato da France Presse, Mason Mapuranga, ha spiegato la dinamica dello scambio: i clienti “si mettono in contatto tramite WhatsApp, scelgono i prodotti, pagano su un account sudafricano e poi io consegno. È semplice”. E tutto ciò permettendi evitare, anche, le oscillazioni della moneta locale.
Intanto nella capitale Harare, si allungano sempre di più le code davanti agli uffici di trasferimento di denaro internazionale. Secondo i dati della Banca mondiale vengono inviati in Zimbabwe, ogni anno, 1,6 miliardi di anni euro, cioè il 10% del Pil.
Il Covid e la guerra tra Russia e Ucraina hanno aggravato ulteriormente lo stato di povertà del Paese. Una situazione insostenibile in cui più del 73 per cento della popolazione ormai vive al di sotto della soglia di povertà.