Ma quanto è cattivo questo Assad che non vuole accettare in ginocchio il buon embargo imposto da Stati Uniti e dall’Europa atlantista! In fondo Washington e Bruxelles hanno deciso di affamare il popolo siriano e di negare anche le medicine solo per uno spirito di giustizia. Si impedisce la ricostruzione del Paese per il bene del popolo siriano che deve imparare la differenza tra ciò che è buono (l’atlantismo servile) e ciò che è cattivo (la pretesa di essere liberi).
Insomma, l’Occidente si impegna così tanto per educare i siriani e cosa fa quel maledetto Assad? Apre le porte agli investimenti cinesi. Un nuovo asse del male. Pericoloso, perché nel gioco sono compresi anche i cattivissimi iraniani. Che hanno pochi soldi da investire a Damasco e dintorni, ma possono fornire un sostegno militare altrettanto importante.
E poi c’è la Russia. Fondamentale per la difesa del governo di Damasco dal terrorismo dell’Isis, fondamentale nella difesa di Assad all’Onu dalle aggressioni diplomatiche del buon Occidente. Però Mosca soldi ne ha pochi, a differenza di Pechino. E Putin rischia di perdere la guerra siriana dopo aver vinto tutte le battaglie. Perché la Cina è in grado di mettere in riga i propri miliardari quando è il caso, mentre gli oligarchi russi fanno ciò che vogliono e sperperano denaro ovunque nel mondo tranne che a vantaggio della madrepatria.
Nello scenario siriano non va infine dimenticata la Turchia. Erdogan prosegue nel suo gioco ambiguo, amico di tutti e di tutti nemico. Si è preso i territori siriani che voleva, ha flirtato con Putin, si è accordato con gli iraniani e con i nemici degli iraniani, ha raggiunto un’intesa con Pechino e si è riavvicinato agli Usa in lotta contro Pechino. L’affidabilità non è il suo forte, ma con Ankara bisogna comunque fare i conti.