La guerra in Ucraina, prima o poi, finirà. Nonostante i tentativi di Biden di prolungarla all’infinito per distruggere l’Unione europea prima ancora che la Russia. Ma quando finirà, nulla sarà come prima. A prescindere dalla situazione politica. Perché, anche nel caso di un’uscita di scena di Putin, i rapporti con Mosca saranno molto diversi e molto meno intensi sotto l’aspetto economico oltre che culturale.
La stupidità di chi ha accettato di imporre le sanzioni contro il Cremlino per accontentare il petomane di Washington ha, indubbiamente, creato delle difficoltà all’economia russa. Ne ha create di più, in prospettiva, alle economie europee ed alle famiglie del Vecchio Continente. Perché il blocco delle esportazioni di tecnologie avanzate verso Mosca ha certo penalizzato alcuni settori anche strategici, ma ha finalmente obbligato la sonnolente industria russa a correre ai ripari e ad investire in qualcosa di diverso dalla mera gestione di gas e petrolio.
Così, quando tutto sarà finito, le esportazioni di tecnologia europea ripartiranno in misura molto ridotta poiché le industrie russe avranno imparato ad arrangiarsi da sole. Nel frattempo saranno anche cresciuti gli interscambi con i numerosissimi Paesi che non hanno applicato le sanzioni. Non soltanto l’Iran che sta fornendo armi al Cremlino, non soltanto Cina e India che acquistano gas e petrolio. Ma anche la Turchia che sta giocando una partita spregiudicata ed intelligente in Asia, in Africa, nel Mediterraneo e nei rapporti con l’Europa.
Una Turchia in forte difficoltà economica e che proprio attraverso questo ruolo diplomatico ambiguo può ottenere risultati positivi anche a livello di scambi commerciali.
La manifattura europea, ed in particolare quella italiana, andrà invece incontro ad un periodo di grandi difficoltà. I grandi strateghi con immensa credibilità internazionale hanno obbligato gli italiani a spendere cifre folli per acquistare il gas liquefatto che i padroni statunitensi ci vendono per speculare e certo non in nome della solidarietà. Cifre folli per il gas fornito dalla Cina che lo acquista dalla Russia per rivenderlo in Europa. E questo rende i prodotti italiani sempre meno competitivi anche perché l’Italia paga l’energia ad un prezzo superiore a quello degli altri Paesi europei.
Inoltre la stangata energetica per le famiglie obbligherà a ridurre altri consumi. A partire da quelli considerati superflui come turismo e cultura. Provocando la crisi di decine di migliaia di piccole aziende, con ricorso a cassa integrazione e licenziamenti che produrranno un aumento della spesa pubblica per gli interventi a favore di chi ha perso il lavoro. Perché i mercanti di armi non riassorbiranno tutta la disoccupazione che stanno provocando.