Oltre 8milioni di km percorsi, in un anno, dai Tir del gruppo valtellinese Magnetti utilizzando biometano liquido prodotto dalla cooperativa agricola torinese Speranza. Biometano ricavato dai 4.000 animali e dagli scarti della produzione agricola non solo delle aziende della cooperativa: siero di latte, frutta non adatta alla commercializzazione, scarti di cereali, sansa di oliva, stucchi di mais.
Come conciliare, dunque, la produzione di cibo di qualità con la fornitura di energia pulita e rinnovabile. Perché la cooperativa garantisce anche biometano alimentare ed energia termica al vicino ospedale. Un esempio da imitare? Certo che no! Tutto troppo bello e, dunque, le anime belle dei gretini di tutta Europa hanno deciso che il biometano per autotrazione si può ricavare solo dallo sterco degli animali e non dagli scarti agricoli. Peccato che la quota legata allo sterco sia pari al 20% della produzione complessiva. Dunque si rinuncia al trasporto pulito in nome dell’onanismo intellettuale (poco intellettuale) di chi capisce poco e conosce ancora meno. “Che ne sai tu di un campo di grano?”.. Nulla, ma impongo ugualmente la mia ignoranza.
Così, invece di arrivare ai 3,5miliardi di metri cubi di biometano, annunciati dall’Italia come obiettivo per la transizione ecologica, si potrà arrivare a 600mila metri cubi, a fronte degli attuali 250mila.
Eppure la nuova agricoltura avrebbe enormi potenzialità non solo a livello di produzione di cibo, ma anche come contributo al miglioramento ambientale ed alla riduzione dell’inquinamento. Si sono visti, in varie parti del mondo, gli effetti dell’introduzione degli allevamenti in zone semi desertiche. Ed in pochi anni il terreno è tornato fertile. Ma anche il semplice utilizzo di impianti fotovoltaici sui tetti delle stalle permetterebbe di contribuire alla riduzione di fonti inquinanti. “Le stalle illuminano le città” era il titolo del convegno in cui la Coldiretti ha tentato di difendere il ruolo dell’agricoltura. Ma qualsiasi iniziativa si scontra con una burocrazia che non si capisce se ottusa o se al servizio di interessi ben precisi.
Non a caso i chierici della disinformazione sono impegnati nella promozione di tutto ciò che va contro l’agricoltura tradizionale, dall’introduzione degli insetti nella dieta europea sino al sostegno alla carne sintetica. Fingendo di non sapere che l’agricoltura tradizionale garantisce il rispetto ambientale all’interno di un sistema virtuoso mentre la carne artificiale ha solo un impatto negativo. E porta al controllo dell’alimentazione mondiale nelle mani di pochi e pericolosi oligarchi.