Prima è partito Urbano Cairo, con il Corriere della sera, l’ex Corrierone ormai ridimensionato ed è chiaro il perché. Ma dopo gli assalti di Trocino contro il vino italiano e la promozione di Vinitaly, è ora la volta di Repubblica e del genio incompreso: Gianni Riotta. Che, in un immancabile tweet, spiega urbi et orbi che la “tradizione enogastronomica italiana, come tutte le tradizioni, è stata creata, in buona parte, in America”. Glielo aveva raccontato suo padre e, dunque, è tradizionalmente vero.
Lasciando momentaneamente da parte gli aspetti alimentari, sarebbe interessante scoprire quali sono le tradizioni, ad esempio culturali, di cui l’Italia è debitrice all’America. La cultura etrusca? La filosofia greca? Il classicismo? Le architetture del Medioevo? Il Rinascimento? D’accordo, in America erano sbarcati i vichinghi prima di Colombo ma, per fortuna, avevano evitato di raccontarlo e di portare qualcosa indietro. E anche successivamente, quali sono gli apporti tradizionali? Il Barocco? Il Romanticismo? Macché.
Anche la musica tradizionale non ha nulla a che fare con l’America. A meno che.. Già, per gli amerikani di casa nostra il concetto di tradizione è particolare. Avendo come padroni i guru di Oltreoceano, sono convinti che bastino 20 anni per trasformare un oggetto qualunque in un reperto storico. Non avendo alle spalle una Storia plurimillenaria, cancellano quella altrui. A partire da storie e tradizioni dei popoli americani precolombiani o anche dei popoli massacrati nel nordamerica dai coloni anglosassoni. Dunque, per il genio incompreso, le tradizioni musicali italiane non sono rappresentate da Verdi e Rossini, ma dai pur bravissimi Little Tony ed Arigliano.
Basta capirsi. Come per il cibo. È vero che pomodoro, patate e mais sono arrivati in Italia dopo la scoperta dell’America. Ma sono entrati nell’alimentazione non come tradizione yankee, perché sono stati importati da spagnoli e portoghesi. Senza dimenticare che nei millenni precedenti si mangiava comunque, in Italia. Il riso non arriva da Washington, neppure il grano saraceno. E la polenta, senza mais, la preparavano già i sumeri. La pasta non è una tradizione statunitense.
E quando lo storico Alberto Grandi (nessuna parentela..) sostiene che il parmigiano tradizionale si fa ora negli Usa, il genio Riotta non capisce che è la tradizione italiana che ha conquistato gli statunitensi con produttori emiliani emigrati in America del Nord. Non il contrario. Si può discutere se è meglio la versione odierna del parmigiano o quella tradizionale italiana adottata negli Usa. Ma la tradizione resta comunque italiana.
E vale anche per il panettone. Il più grande produttore mondiale (in termini di volumi) è un brasiliano. Figlio di un piemontese emigrato in America latina dove aveva avviato la produzione. Il panettone brasiliano è diverso da quello originale nostrano, ma non per questo si tratta di una tradizione sudamericana.
Non dovrebbe essere difficile da capire neppure per qualche genio incompreso. Ma servirebbe onestà intellettuale.
I patrioti italiani possono essere soddisfatti perché le sciocchezze arrivano da giornalisti del fronte opposto. O forse no. Perché Crosetto l’amerikano ha inserito Riotta in un comitato a sostegno della Difesa. Tra yankee di casa nostra ci si capisce..