Fugatti ha vinto: sia lode a Fugatti! Non è mica una vittoria da poco, quella del candidato leghista alla presidenza della Provincia Autonoma di Trento: era dal dopoguerra che, in Trentino, dominava incontrastata la balena rosa.
Forse, ci volevano la Lega e la paura che anche lì sbarcassero eserciti di immigrati per far scattare un po’ di sano egoismo negli elettori.
Perché, a parte Trento e Rovereto, dove quei simpaticoni dei centri sociali, ben foraggiati dai politici in giacca e cravatta, avevano preparato la strada all’accoglienza, in pretto stile PD, nelle valli di immigrati non se ne vedeva mezzo.
Io, a Pinzolo, ho incrociato una sola volta un africano che proponeva la solita tiritera: amigo dammi gualghe gosa. Dato il patente insuccesso del suo piano dii marketing, il poveretto era risalito, dopo un paio d’ore, sul bus della Atesina, in direzione capoluogo, con le pive nel sacco.
Fugatti ha vinto, dunque: anzi, ha stravinto, con un successo epocale. Non solo per lo spauracchio immigrazione, naturalmente: ma diciamo che quello ha avuto un certo peso. Il PD, nelle sue declinazioni tridentine, ha preso una meravigliosa stangata: Forza Italia ha indici da sparizione, Fratelli d’Italia è solo l’ombra lontana di quel partito che Cristano de Eccher aveva portato a grandi successi, Civica Trentina raduna molti amici ed è un progetto per il futuro.
Rimane il Patt, che, da buon partito d’ispirazione tirolese (anche se la cosa, in Val Lagarina, francamente fa un po’ ridere), farà come fanno i tirolesi veri, quelli dell’SVP, che si alleano con chiunque garantisca alla comunità germanofona spazi, prebende ed immunità.
Ma c’è un ma: una coda di Minosse, che avvelena un pochino questa bella giornata di trionfo e di bicchieri levati, a botte di Trentodoc. Quelle che, con felicissima immagine, il caro Pietrangelo Buttafuoco chiamò: “Le uova del drago”.
Perché il centrosinistra, in Trentino, non è soltanto un partito: è un sistema, una Weltanschauung, una rete ingarbugliata ed inestricabile di favoritismi, di protezioni, di piccole cortesie, di nomine su misura. Qualcosa di simile al sistema mafioso, senza la componente criminale: ma con una sostanziosa componente clientelare.
In settant’anni, certi rapporti, certe consuetudini, un certo modo di pensare, si sono incistati nell’amministrazione della Provincia: hanno formato generazioni di funzionari e dirigenti, tutti o quasi ligi al dettato del padrone, tutti o quasi scelti per la loro fedeltà alla causa.
E con questi Fugatti dovrà fare i conti: con la loro attitudine consolidata, che potrebbe diventare un autentico “stay behind”, tra opposizioni, muri di gomma e piccoli sabotaggi.
Insomma, ieri l’idra ha subito una bella tranvata, ma è tutt’altro che defunta. Prova ne sia che, in articulo mortis, il PD trentino ha fatto certe scelte, ha operato certe nomine a pera, perseguite con caparbia autocrazia, per poter lasciare negli snodi nevralgici del territorio, dalla cultura al turismo e dall’attività produttiva ai consorzi di valle, uomini di sua fiducia. Ovvero uomini di cui Fugatti non dovrebbe fidarsi ciecamente.
Perciò, al nuovo presidente trentino, e al suo manipolo di valorosi, auguro ogni fortuna: spero sinceramente che questo sia il passaggio ad una nuova esistenza, per quella provincia che mi è cara quasi come la mia Bergamo.
Ma li avverto: siate vigili, siate furbi. Non abbiate scrupoli nell’applicare, laddove si possa, lo spoil system: tagliate i rami secchi, perché potrebbero tornare in vita e strangolarvi.
Non usate le maniere da gentiluomini, perché, con voi, se avessero vinto gli altri, non le avrebbero usate: ignorate lamenti, anatemi e maledizioni, che valgono come i richiami alla Costituzione o lo sdegno a comando del PD nazionale.
Siete arrivati in vetta grazie alla determinazione: grazie alla determinazione restateci.
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