La Turchia, Paese della Nato, è ormai diventata un partner strategico della Russia. Lo scorso anno era all’undicesimo posto – ricorda Agcnews – tra gli esportatori di beni e servizi verso Mosca. Quest’anno Ankara è approdata nelle prime cinque posizioni. Non solo perché gli altri Paesi hanno frenato le vendite alla Russia, bensì perché i volumi in partenza dalla Turchia sono considerevolmente aumentati. E questo indubbiamente ha favorito Putin, ma ha pure aiutato Erdogan che è alle prese con una difficile situazione economica interna. D’altronde gli alleati atlantisti non hanno dimostrato particolare interesse per i problemi dell’economia turca.
Ma Ankara, con gli accordi raggiunti con Mosca, sta anche diventando un hub fondamentale per ricevere i prodotti russi, compresi gas e petrolio ma anche grano e concimi, per poi distribuirli in Europa, in Africa, in parte dell’Asia. In pratica Erdogan avrà la possibilità di indirizzare prioritariamente le merci a seconda non solo dei contratti firmati dai russi ma anche a seconda degli interessi turchi.
Putin, però, sta rafforzando anche i rapporti economici con l’Iran. Ora anche nel settore navale e dei porti. L’Iran potrebbe diventare una sorta di piattaforma portuale per le merci russe che arriverebbero per via ferroviaria per poi essere inviate via nave lungo le rotte più interessanti. Un settore, quello delle infrastrutture portuali iraniane, dove l’Italia era all’avanguardia e dove otteneva mega commesse. Poi, anche in questo caso come ora con la Russia, il padrone di Washington ha deciso che l’Italia doveva adottare le sanzioni, rinunciare alle commessee cancellare migliaia di posti di lavoro nel nostro Paese.
Non è solo la Russia a muoversi mentre gli atlantisti italiani aspettano ordini. Anche Cina e Pakistan hanno ripreso a lavorare intorno al progetto della Via della Seta. Per ora l’incontro è incentrato sul collegamento cinese/pakistano, con un investimento di 62 miliardi di dollari. Tanto per iniziare..