“A questi ragazzi manca un minimo di educazione, anche sessuale” dice sconsolata una collega. Ha appena beccato il Boro e due coatti che, durante la sua lezione di scienze, guardavano, ridacchiando, un porno sullo smartphone…
No, ti sbagli, le rispondo. Di quella ne hanno anche troppa. Quella che manca loro è una…educazione sentimentale.
Mi guarda esterrefatta, naturalmente.
Eppure mi appare evidente. In fatto di sesso, questa generazione ne sa molto più di lei e di me. La deriva pornografica, ha depauperato ragazzi e financo bambini delle fantasie, e dei turbamenti adolescenziali. Tutto è a portata di mano. O meglio di video. Di che educazione sessuale avrebbero mai bisogno?
Quello che manca, che è venuto totalmente a mancare è ben altro. Un’educazione ai sentimenti. Assenza da cui vengono le turbe e le nevrosi sempre più dilaganti. E pestifere.
Quello che manca non è un, astratto, sapere sul sesso in tutte le sue, multiformi, declinazioni. È, appunto, l’educazione sentimentale. Che implica molto, davvero molto di più. Educazione estetica, innanzi tutto. Affinare il senso per ciò che è bello. Saper distinguere la bellezza dalla volgarità. E comportarsi di conseguenza.
Il corteggiamento, ad esempio. Roba d’altri tempi, dirà subito qualcuno. E a ragione. Perché un tempo era parte fondamentale sia dell’amore, sia del semplice desiderio. Anzi, costituiva la parte per certi versi più importante della relazione con la Donna. Con il mistero del Femminile.
Tutti, ad esempio, si riempiono la bocca con i riferimenti al, famoso, Kamasutra. Che mai hanno letto. E che confondono con un video porno o con una sorta di manuale di ginnastica.
Certo, le famose posizioni nell’amore vi vengono illustrate senza falsi pudori. Per altro totalmente estranei alla civiltà dell’India antica, che con il corpo ed i sensi aveva ben altro rapporto dal nostro. Privo di stimoli pruriginosi e di malizia ipocrita.
Dunque le posizioni vengono illustrate con dovizia di particolari. E, sinceramente molte sono roba da contorsionisti o Fachiri. E infatti rispondono ad un preciso yoga tantrico. Che è strumento di conoscenza spirituale, non divagazioni da week end per signore annoiate e commendatori libidinosi…
Comunque, le posizioni sono solo un punto d’arrivo di un lungo percorso di corteggiamento. Di gesti eleganti, gentili. Di sguardi, parole e silenzi. Un manuale d’amore. Un manuale di educazione sentimentale. Come altri testi simili. Orientali e non. Come L’Ars Amatoria ovidiana, pur colorata di ironia.
Perché l’attesa è la parte più intensa e bella, del rapporto fra uomo e donna. La mera copula, senza attesa, senza “corteggiamento”, diventa solo sfogo biologico. E lascia, alla fine, un senso di…morte. Come dice Ovidio, dopo il coito tutti gli animali sono tristi…
Flaubert ci ha lasciato un capolavoro assoluto che ha per titolo proprio “L’educazione sentimentale”. La vicenda umana, o meglio la formazione del giovane Frédéric Moreau. Grazie all’incontro con figure straordinarie di donne. Che, pur diversissime fra loro – la sfrenata Marescialla, la timida e romantica Marie, la cinica Madame Dambreuse… – tutte contribuiscono alla formazione della sua personalità. Nel bene e nel male.
È uno dei piu grandi romanzi dell’800. Quando queste cose ancora le si sapeva. E le si teneva in giusto conto.
I miei studenti che guardano You porne (A’ proffe se aggiorni – m’ha detto il Boro – ce sta de mejo…) sanno tutto sul sesso. E nulla sull’amore. Non sanno parlare ad una donna, facendo sentire, solo col tono di voce, cosa provano per lei. Avvolgendola in un abbraccio fatto di parole e sguardi. E ascoltando i suoi silenzi…
Non sanno camminare accanto a lei in una passeggiata. Non conoscono – e qui sono proprio antiquato, lo so – il linguaggio dei fiori. Un mazzo di rose bianche. E una sola rosa vermiglia al centro. Dalla purezza, la fiamma. Una dichiarazione d’amore cristallina. Ma non priva di sottintesi..
E l’orchidea, che si usava offrire al primo appuntamento. In un pacchetto piatto, come diceva, da ragazzo, Tullio Maria, il presidente del Club della pipa. Un vecchio viveur e un gentiluomo. Amava tenere banco, fumando le sue grandi Charatrn, e conversando degli argomenti più disparati. Con noi giovani perdigiorno. Che sembravamo una scena del Drones Club, nei romanzi di Woodhouse.
E parlava soprattutto di Donne, Tullio. Non di sesso. Ma di come andavano corteggiate, sedotte. Conquistate. A lui devo una parte non secondaria della mia educazione sentimentale…
L’orchidea, dicevo, che si schiude con una sensualità che non ha bisogno di essere spiegata con parole. E che ti dà un brivido se lei la porta vicino al volto, per sentirne il profumo.
Di tutto questo, ormai da tempo, non vi è più nulla. Neppure la memoria. E e miei coatti non si rendono conto di quanto sia stato loro portato via. Di quanto abbiano perduto…