Leonarda Cianciulli è senza ombra di dubbio una degli assassini più famosi della storia, quantomeno in Italia. Abbiamo infatti accennato alla sua storia nell’articolo sui più spietati killer della storia, che puoi trovare qui. La sua vicenda si mischia a magia ed esoterismo, a maledizioni e sacrifici, dando connotazioni ancora più inquietanti ai suoi omicidi. E poi, ad aggiungere mistero alla storia, il dubbio centrale: Leonarda Cianciulli ha fatto tutto da sola? Come può una donna alta 1,50 m far sparire tre cadaveri in così poco tempo?
L’infanzia e la vita di Leonarda Cianciulli
La vita di Leonarda Cianciulli ci è nota grazie al suo memoriale, di oltre 700 pagine, dal titolo Confessioni di un’anima amareggiata. Va fin da subito precisato, però, che il contenuto di queste pagine potrebbe non corrispondere a verità. La donna, infatti, aveva concluso i propri studi col diploma di terza elementare, e sembra quindi più probabile che un testo così lungo sia opera dei suoi avvocati, che volevano farle ottenere uno sconto di pena in esito al processo.

Ad ogni modo, Leonarda Cianciulli nasce nel 1894 a Montella, piccolo paese dell’Irpinia, da Mariano Cianciulli, allevatore di bestiame, e Serafina Marano, vedova con altri due figli. Il rapporto con la madre, secondo il memoriale, è infelice, così come infelice è l’infanzia di Leonarda:
«Cercai due volte di impiccarmi; una volta arrivarono in tempo a salvarmi e l’altra si spezzò la fune. La mamma mi fece capire che le dispiaceva di rivedermi viva. Una volta ingoiai due stecche del suo busto, sempre con l’intenzione di morire, e mangiai dei cocci di vetro: non accadde nulla»
Leonarda, inoltre, era affetta da epilessia, e la cosa complicò ulteriormente la sua gioventù. La veridicità dei suoi tentativi di suicidio è discussa: sono invece certi i tentativi che compì in carcere a Reggio Emilia, in attesa del processo.
A 23 anni, Leonarda sposò Raffaele Pansardi, impiegato del catasto, andando contro la volontà dei suoi genitori che la volevano dare in moglie a un cugino.
La maledizione ricevuta dalla madre
La vita di Leonarda Cianciulli precipita con la maledizione ricevuta dalla madre, proprio a causa della sua volontà di contraddire i genitori nella scelta del marito. Alla vigilia delle nozze la madre la maledice, sancendo così la fine del loro rapporto e l’inizio delle persecuzioni immaginate da Cianciulli.
Alla maledizione della madre si aggiunge la triste profezia ricevuta da una zingara cui aveva chiesto di leggerle le carte:
«Ti mariterai, avrai figliolanza, ma tutti moriranno i figli tuoi»
Queste due predizioni segnarono profondamente la psiche di Leonarda, divenendo probabilmente decisive nel suo declino verso la schizofrenia e gli istinti omicidi.
L’ossessione di Leonarda Cianciulli per i propri figli
La predizione della zingara, a dire di Leonarda, fu veritiera. Le sue prime tredici gravidanze finirono con tre aborti spontanei e dieci neonati morti nella culla. A queste seguirono fortunatamente quattro parti riusciti, ma solo dopo l’intervento di una strega locale.
Proprio per le difficoltà incontrate nella procreazione, Leonarda rimase ossessionata dalla salute e dal benessere dei propri figli. Nel suo memoriale scrive:
«Non potevo sopportare la perdita di un altro figlio. Quasi ogni notte sognavo le piccole bare bianche, inghiottite una dopo l’altra dalla terra nera…»
In seguito al terremoto del Vulture del 1930, la coppia si trasferì a Correggio, in Emilia. Qui la donna abbandonò la pessima fama che la seguiva nei paesini del Sud, dov’era considerata una persona approfittatrice, una truffatrice, un’impulsiva. A confermare le dicerie v’erano le condanne penali precedentemente ricevute: furto (1912), minaccia a mano armata di pugnale (1919), truffa continuata (1927). Quest’ultimo caso è particolarmente interessante, poiché affine al modus operandi di Cianciulli negli anni a venire. Vittima della truffa fu una contadina, raggirata da Leonarda Cianciulli, che si era fatta consegnare diversi oggetti per il valore di migliaia di lire.

Lo stipendio del marito era scarso, e questi sviluppò nel tempo il vizio del vino. La famiglia viveva quindi in pessime condizioni economiche, che peggiorarono quando Pansardi lasciò la famiglia. Leonarda avviò una piccola attività di commercio di abiti e mobili, oltre alle paratiche esoteriche che offriva ai compaesani. A Correggio era considerata una donna eccentrica, ma un’ottima madre.
I “sacrifici umani” di Leonarda Cianciulli
Uno dei figli di Leonarda Cianciulli era studente ginnasiale, un altro militare di leva: quando però si prospetta l’ipotesi che il figlio più grande, studente di Lettere e suo prediletto, possa essere chiamato al fronte, Leonarda decide di agire. La madre le appare in sogno e le dice di compiere dei sacrifici umani per scongiurare la partenza del maggiore. Tra il 1939 e il 1940, quindi, tre donne scompaiono misteriosamente, dopo che per un certo periodo avevano gravitato attorno alla persona di Cianciulli.
Nel 1941, però, Albertina Fanti, cognata dell’ultima delle vittime, Virginia Cacioppo, denuncia il fatto al questore di Reggio Emilia. Leonarda Cianciulli, subito sospettata, reagisce in modo aggressivo alle domande degli inquirenti, che la arrestano. Le piste che conducono a lei si rafforzano quando il parroco Adelmo Frattini dichiara di incassato un buono del tesoro di Cacioppo, ricevuto da Cianciulli a titolo di ripagamento di debito.
Dopo aver inizialmente negato tutto, Leonarda Cianciulli inizia a confessare quando vede che anche il figlio maggiore è incarcerato e sospettato di complicità negli omicidi. Non poteva infatti sopportare la vista del figlio prediletto dietro le sbarre.
Ermelinda Faustina Setti
Ermelinda Faustina Setti fu ingannata da Leonarda Cianciulli, che la convinse a lasciarle una delega per la gestione dei suoi beni prima di ucciderla. “Rabitti” – soprannome di Ermelinda – era un’inguaribile romantica: per spingerla a farsi consegnare i suoi beni, Leonarda le disse che le aveva trovato un marito a Pola, in Croazia, e che sarebbe dovuta partire per sposarlo. Per mantenere il riserbo, inoltre, le disse di non parlare della faccenda a nessuno, così da evitare le maldicenze.

Non appena entrò in casa, espletate le pratiche sopracitate, Leonarda uccise a colpi d’ascia l’anziana, sezionandola poi in nove parti e raccogliendo il sangue in un catino. Poi, stando al suo memoriale:
«Gettai i pezzi nella pentola, aggiunsi sette chilogrammi di soda caustica, che avevo comprato per fare il sapone, e rimescolai il tutto finché il corpo sezionato si sciolse in una poltiglia scura e vischiosa con la quale riempii alcuni secchi e che vuotai in un vicino pozzo nero. Quanto al sangue del catino, aspettai che si coagulasse, lo feci seccare al forno, lo macinai e lo mescolai con farina, zucchero, cioccolato, latte e uova, oltre a un poco di margarina, impastando il tutto. Feci una grande quantità di pasticcini croccanti e li servii alle signore che venivano in visita, ma ne mangiammo anche Giuseppe e io»
Francesca Clementina Soavi
Francesca Clementina Soavi era un’insegnante d’asilo a cui Leonarda Cianciulli aveva promesso un lavoro a Piacenza. Fu convinta a scrivere alcune cartoline e a spedirle da Correggio, così da scusarsi coi parenti per l’assenza ma senza rivelare la destinazione. Una volta uccisa, queste lettere vennero spedite da Piacenza per mano del figlio maggiore Giuseppe.
Virginia Cacioppo
Virginia Cacioppo era una donna di cinquantanove anni, che aveva studiato al Conservatorio di Milano e aveva avuto una carriera di discreto successo come soprano, prima di cadere in disgrazia. Cianciulli la ingannò promettendole un posto come segretaria di un impresario d’arte a Firenze, con la velata prospettiva di tornare un giorno a cantare.
Su di lei, nel memoriale, Leonarda Cianciulli scrisse:
«Finì nel pentolone, come le altre due […]; ma la sua carne era grassa e bianca: quando fu disciolta vi aggiunsi un flacone di colonia e, dopo una lunga bollitura, ne vennero fuori delle saponette cremose. Le diedi in omaggio a vicine e conoscenti. Anche i dolci furono migliori: quella donna era veramente dolce».
Il processo a LEonarda Cianciulli
Il processo si aprì a seguito della piena confessione di Leonarda Cianciulli, che crollò dopo aver visto il figlio prediletto in carcere con le accuse di complicità negli omicidi. Durante il processo Leonarda insistette su due punti:
- gli omicidi erano stati compiuti per soddisfare il tributo di sangue richiesto dalla madre, e non per impossessarsi del denaro delle vittime
- aveva fatto tutto da sola, senza l’aiuto del figlio Giuseppe.
Il primo punto era probabilmente volto a ottenere il riconoscimento dell’infermità parziale di mente, così da ridurre la pena. Il secondo, invece, serviva per scagionare da qualsiasi accusa la sua unica ragione di vita. Leonarda disse che il figlio era sempre rimasto ignaro degli omicidi, anche quando gli erano stati assegnati dei compiti, come andare a Piacenza per spedire le cartoline di Soavi.
Per dimostrare di essere in grado di smembrare un cadavere in dodici minuti senza l’aiuto di nessuno, chiese più volte durante il processo di essere accompagnata all’obitorio e che le venisse data questa possibilità. Secondo alcuni, questo avvenne, secondo altri la sfidarono a farlo con un vitello.
Leonarda Cianciulli in prigione
Cianciulli venne quindi ritenuta colpevole dei tre omicidi, del furto ai danni delle vittime e del vilipendio dei cadaveri. Condannata al ricovero per almeno tre anni in un manicomio criminale e a trent’anni di reclusione, ottenne una riduzione a ventiquattro anni per via della semi-infermità di mente. La riduzione fu poi annullata, riportando la pena a trent’anni. Non si determinò l’esistenza della predeterminazione, che per la giurisprudenza di allora era incompatibile con la semi-infermità di mente.
Durante la prigionia si racconta che Leonarda preparasse numerosissimi dolci, in apparenza deliziosi, ma che nessuno osava assaggiare. Morì nel manicomio di Pozzuoli, a 77 anni, dopo 24 anni nel manicomio criminale.