La signora Pina della Garbatella va in tv, da Vespa, e difende le sanzioni contro la Russia. Certo non è una novità. Ma questa volta ne fa anche una questione economica. “Le sanzioni funzionano!”, assicura. Sembra quasi il suo compare Enrico Letta che – a marzo – aveva annunciato l’imminente tracollo di Mosca proprio a causa delle sanzioni di allora. Enricostaisereno, ma soprattutto stai zitto. Ma anche le analisi economiche di Meloni non sono molto più convincenti.
Il futuro presidente del consiglio (chissà se, per farsi accettare dalla gauche champagne si definirà presidenta o presidentessa) ricorda che l’interscambio commerciale tra Italia e Russia vale poco mentre la stragrande maggioranza di acquisti e vendite è concentrata nell’area occidentale. Se avesse approfondito, avrebbe scoperto che è concentrata soprattutto in Europa, ma forse il cognato non le ha passato il biglietto con i dati.
Tutto vero, tutto giusto. Tutto fermo. Perché il mondo, nel frattempo, sta cambiando e chi si appresta ad occupare Palazzo Chigi dovrebbe avere la capacità di guardare al futuro dell’Italia, non solo al presente. E il futuro – anche se non piace a Meloni – è già iniziato con uno spostamento degli equilibri a favore dell’Asia. È vero che il reddito pro capite permette all’Europa di essere il primo mercato mondiale, ma il cambiamento in atto ha già visto la Cina al secondo posto mondiale come Pil, in attesa di superare gli Usa. E l’India ha sorpassato la Gran Bretagna. Cina e India che, guarda caso, partecipano alle esercitazioni militari congiunte con la Russia e con quell’Algeria che è diventata la prima fornitrice di gas all’Italia.
Se il cognato le fornirà altri dati, Meloni potrà scoprire che a livello di Pil complessivo stanno crescendo molto rapidamente Paesi come l’Indonesia. Scoprirà che la Russia fa parte dei Brics insieme a Cina, India, Brasile e Sudafrica. Va bene che al circolo della Garbatella stanno antipatici i cinesi ma adesso, per compiacere Biden e Zelensky, dobbiamo rinunciare ad accordi economici e commerciali con più di mezzo mondo?
L’Europa non è il mercato di riferimento, perché l’Europa siamo noi. Ormai raccontare che un’azienda di Cuneo esporta in Francia ha lo stesso valore di raccontare che un’azienda di Colleferro esporta a Frascati. Sono mercati domestici. Mentre bisognerebbe rendersi conto che i prodotti andrebbero venduti sui mercati emergenti e sempre più ricchi. Fuori dal ristretto Occidente c’è un mondo che vorrebbe infrastrutture e prodotti di qualità. Gli economisti della Garbatella vogliono ignorare quel mondo. Perché ha gli occhi a mandorla, perché è troppo abbronzato senza parlare americano, perché è di origine italiana ed europea ma non è al servizio di Washington.
Una visione ristretta della geopolitica e dell’economia. Che può essere estremamente pericolosa per lo sviluppo dell’Italia.