Da stamane, alla prima aurora, mi frulla in mente un motivo musicale ….
“Let It snow, let It snow…”
La musica di Julie Styne. Le parole di Sammy Cahn….e soprattutto i timbri, inconfondibili, della Voce …di Frank Sinatra …
Si, lo so, non fu scritta per lui. E non fu l’unico grande della canzone americana a interpretarla. Mi vengono in mente Bing Crosby, Dean Martin…e una deliziosa Doris Day.
Ma Sinatra è Sinatra. E nessuno ha cantato come lui “Lascia che nevichi”…
Si va bene – dirà il Direttore – ti piace Sinatra. Ma, forse, non ti sei accorto che le feste sono ormai finite. E che tutta questa melassa natalizia andrebbe riposta in cantina. In attesa del prossimo dicembre.
E invece non è cosi. O meglio, è vero che Natale è passato. Ma che c’entra, questo, con Let It Snow? Mica parla di Santa Claus, Re Magi e Befana…parla della neve. E del freddo in inverno. E da quello che mi risulta, siamo in pieno gennaio. Molto lontani da ferragosto.
Comunque, tutto è iniziato questa mattina. Proprio al primo albeggiare. Avevamo avuto due giorni assai brutti. Pioggia e nuvolo. Anzi, addirittura nebbia. Ma questa mattina, già prima dell’aurora, un vento gelido ha spazzato il cielo.
E lo spettacolo era, semplicemente, fantastico.
Il colore del cielo non era…azzurro, come in estate. Era tutto un gioco di sfumature, dal rosa acceso, al nero. Da un oro pallido al cobalto, che, infine, tendeva a prevalere. E in questo cielo, una grande Luna. In fase calante, certo. Ma ancora non lontana dal suo apice. Grande, ma evanescente. Una lampada cinese di carta di riso, che va, lentamente, spegnendosi sul fare del mattino.
L’aria era, indiscutibilmente, molto fredda. Gelida. Molto di più di quello che segnava la grande colonna orologio/termometro posta sul viale che va alla scuola di mio figlio che, per inciso, arrancava come uno zombie dietro di me. Gli occhi ancora cisposi di sonno. Brontolando e maledicendo la ripresa delle lezioni ….ma questo, non c’entra.
Dicevo che l’aria era gelida, per il vento. E, proprio grazie al vento, particolarmente pulita. Limpida. Tersa. Mi faceva respirare bene. Una sensazione di energia, di piacere, che si diffondeva in tutte le membra e, stranamente, mi trasmetteva…calore. Non gelo.
Quell’aria. Quel vento….sapeva di neve. Anche se non c’era più neve ai lati della strada. L’ultima precipitazione nevosa, qui, risale a una settimana prima di Natale. E il rialzo delle temperature, poi la pioggia, ne hanno spazzato via gli ultimi cumuli …lasciando posto ad una, fastidiosa, umidità.
Ma questa mattina non vi era umidità. Il freddo era secco. E il vento evocava la neve.
Così ho alzato gli occhi. E sono rimasto…incantato. Davanti a me, in lontananza, le Dolomiti del Brenta risplendevano come giganteschi cristalli, e riflettevano un caleidoscopio di luci. Il prisma della Teoria dei Colori di Goethe, in dimensione di montagne.
Mi sono fermato a guardare. Poi, ho girato la testa … sulla mia destra l’altipiano di Pinè appariva totalmente innevato. E così, sull’altro lato, la Vigolana. Sembrava una di quelle stampe, o incisioni, giapponesi ….il monte azzurrato, un azzurro acqueo….e la neve che lo ricopre come una…glassa.
Poi, la Marzola. Con la sua geometria particolare. Tutta striata di candore. Che rifletteva una luce rosata.
Quella che qui era stata pioggia, due giorni uggiosi, lassù era neve. Bianca, morbida. Pulita. Se si abbassano le temperature, verrà anche qui…ho pensato.
E allora, mi è venuto in mente Sinatra .
Let It Snow , Let It Snow ….che non c’entra niente col Natale ….
Ricordate le parole?
Più o meno …
“Il fuoco va lentamente spegnendosi, e noi dobbiamo ancora salutarci….ma, fino a che mi amerai in questo modo, tu lascia che nevichi. Lascia che nevichi ….lascia che nevichi…”