C’erano quattro Nani all’inizio del tempo. Anzi, solo allora il tempo, così come lo concepiamo, ebbe inizio. Perché il Tempo viene determinato dalla sua relazione con lo Spazio. E i quattro Nani, appunto, rappresentano lo Spazio. I punti cardinali.
Nordri, Sudri, Austri e Vestri, li chiama la Volupsà, La Profezia della Veggente. E reggono i quattro angoli estremi del Cielo. Da lì i nostri Nord, Sud, Est e Ovest. Che segnano lo Spazio in cui si svolge la nostra vita. E si dipanano le nostre storie.
Dico dipanano perché quella che chiamiamo Storia, altro non è che una complessa matassa, che le Tre Norne, le Dee del Destino simili alle Parche greche, tessono instancabili, ai piedi di Yggdrasill. Il grande frassino cosmico.
La mitologia norrena si presta, in questo caso, meglio di quella greca. Forse proprio per le coordinate geografiche ove è stata concepita, tramandata… infine scritta. Forse perché i, cosiddetti, vikinghi erano Popolo di navigatori. E osavano in tutte le direzioni della Rosa dei Venti. Una visione, inevitabilmente, più ampia, e ariosa, delle carte geografiche.
Sulla quale non sarebbe male, oggi, tornare a riflettere..
Gioco per eruditi? Forse….ma, soprattutto, visione dello scenario dell’odierno Grande Gioco. Rispetto al quale, troppo spesso, siamo miopi. O guerci..
Pensate alle pagine dei quotidiani in questi mesi. Sembra che tutto si risolva sempre in un confronto/scontro tra Est ed Ovest. Mosca e Washington. Una visione antiquata. Legata ai parametri della Guerra Fredda. Che oggi sono solo reperti di antiquariato geopolitico.
Perché l’ovest non è, da molto, un blocco monolitico. È tornato ad avere una varietà di…sfumature, che tutte le politiche imposte da Washington – da quelle economiche, a quelle militari, sino a quelle “sanitarie” – stentano sempre più a mascherare.
E l’est è ancora più complesso. E variegato. La Russia, certo. Ma, più a Oriente, sempre più la Cina. E, a Sud -Est, l’India, il Pakistan, l’Indonesia, la Malaysia….
Senza dimenticare il Giappone.
Un mondo sempre più complesso. Uno strano mosaico futurista, in continuo movimento. A geometrie variabili, come lo definì, a suo tempo, Paul Wolfovitz.
Un mondo nel quale non si deve tenere conto solo del Nano Nero del Nord. Ma anche di quello Rosso del Sud.
Perché in fondo noi soffriamo di una strana deformazione della vista. Guardiamo solo la parte Nord dell’emisfero settentrionale della Terra. E solo dal punto di vista della latitudine. Dell’emisfero meridionale per lo più ci dimentichiamo l’esistenza. È come sulle carte geografiche romane antiche. Giungevano sino al limite del Sahara. E lì scrivevano: Hic sunt leones. Punto.
Beh, sulle nostre è come se l’emisfero meridionale venisse etichettato: di qui in poi ci sono i canguri. Punto.
Lo dimostrano anche i nostri mappamondi, carte geografiche, planisferi. Che sono, semplicemente, tutti… falsi. O meglio, proiezione dell’idea che abbiamo del mondo. Non raffigurazione della realtà geografica.
Nord America ed Europa sono enormemente più grandi nelle carte, di quanto lo siano nella realtà. Dilatati. Mentre il Sud del Continente Americano e l’Africa vengono schiacciati in uno spazio troppo stretto rispetto alle loro dimensioni fisiche. E basta vedere una foto scattata da un satellite per rendersene conto.
La nostra Europa occidentale, poi, viene tracciata usando una, potente, lente di ingrandimento. Nella realtà, appare solo come una, piccola, propaggine dell’immensità dell’Asia. Ma è proprio questo che, da secoli, si vuole impedire che venga visto. E compreso.
Nord e Sud. Sono,oggi, una direttrice critica della scena mondiale. Potenzialmente molto più critica della tensione conflittuale fra Est ed Ovest.
Ribolle l’Africa. Tormentata da endemici conflitti tribali, crisi idriche e alimentari. Sovrappopolata. Terreno di caccia, predazione, confronto tra le potenze. Cina e USA in primo luogo. Ma anche Russia, Francia, Turchia…
Ribolle. E milioni di uomini, giovani, forti, determinati e disperati sono sempre più spinti a migrare verso nord. Verso il Mediterraneo e la ricca, vecchia Europa. Sempre più in crisi. Un moto migratorio di proporzioni tali da far sembrare le, famose, Invasioni Barbariche una scampagnata fuoriporta….
E, più silenziosa, sobbolle l’America Latina. Tensioni che emergono negli scontri tra partiti (e militari) legati agli States – i Gorillas li chiamavano un tempo in Argentina – e un complicato arcipelago “indipendentista”. Montoneros peronisti e castristi. Bolivaristi e marxisti. Guevaristi e gruppi che rivendicano antiche identità “indie”….un vero e proprio minestrone. Ma che, a furia di sobbollire, potrebbe… esplodere. Far saltare il coperchio.
E poi c’è la pressione migratoria verso nord. Inarrestabile. Che già sta cambiando profondamente l’identità linguistica, culturale, religiosa di molti Stati della “belt Sun”. La cintura del Sole. Il meridione degli USA.
Il Nano dei Sud preme sempre dì più in direzione del suo fratello Nero. A Nord. È la nuova lotta di classe, hanno scritto Baran – Sweezy, teorici di un neo-marxismo che sposta l’attenzione dalle classi ai popoli e culture.
Ma come la si definisce, in realtà, conta ben poco.
Ciò che sta avvenendo, e ancor più che avverrà nel prossimo futuro, determinerà la Storia, o meglio le nostre molteplici storie molto più dei deliri di Zelensky, della collera dì Putin e della demenza di Biden.
Come dicevo, studiate bene le carte geografiche. Non è vano interesse per eruditi. È molto, davvero molto altro.