La Commissione europea presenta il progetto di bilancio per il dopo Brexit e le spaccature tra i 27 Paesi diventano voragini. Il piano piace alla Germania, e non a caso è stato redatto da un tedesco. In compenso non piace a molti altri Paesi, soprattutto nell’area ex sovietica.
Non dovrebbe piacere neppure agli italiani se solo il governo Gentiloni si ricordasse di essere in carica anche in questi casi e non soltanto quando deve espellere i diplomatici russi o quando solidarizza per l’aggressione contro la Siria (a proposito, le armi chimiche si sono rivelate una bufala, ma nessuno si è scusato).
E non piacciono agli italiani perché il progetto di bilancio prevede consistenti tagli agli aiuti per l’agricoltura. Dunque il nostro mondo contadino, già alle prese con la concorrenza sleale di molti Paesi extra europei, si vedrà ulteriormente penalizzato dalle misure della Commissione europea. Pare quasi che l’obiettivo sia la distruzione dei piccoli produttori per arrivare alla svendita dei terreni a qualche multinazionale.
D’altronde è da tempo che l’agricoltura italiana di qualità è sottoposta ad attacchi di ogni tipo. Che si tratti delle informazioni in etichetta sull’origine delle materie prime e della località di produzione o che il problema sia la difesa dei prodotti tipici dai falsi imperanti anche all’interno dell’Unione europea, il governo italiano si è rivelato fallimentare. Ultimo ministro è Martina, in tutt’altre faccende affaccendato.
Ma non è solo l’agricoltura ad essere sotto attacco da parte della Commissione europea. Anche i fondi destinati alle regioni più povere verranno ridotti. In modo che si impoveriscano ulteriormente.
Gli euroburocrati hanno però escogitato un trucco che assomiglia ad un ricatto. I soldi tolti alle regioni ed all’agricoltura saranno infatti destinati all’accoglienza dei migranti. Dunque le regioni che accoglieranno più migranti otterranno anche più soldi.
Peccato che, in questo modo, si penalizzino le attività produttive, che generano ricchezza, ed aumenti la spesa improduttiva per l’assistenza. Così si impoveriscono le popolazioni delle regioni più povere, si impedisce lo sviluppo tagliando i fondi destinati alla crescita, e si creino nuovi eserciti di disoccupati, disperati, pronti a tutto. Da queste scelte nascono i rischi di una guerra tra poveri.
Quanto ai Paesi dell’Europa centro orientale, in primis Ungheria e Polonia, la Commissione si prepara a punizioni durissime se non si alinneeranno al pensiero unico obbligatorio. E se non accetteranno di trasformarsi in luoghi di accoglienza di quello che Marx definiva come esercito industriale di riserva.