Il servilismo atlantista rischia di distruggere completamente il concetto stesso di Unione Europea. Da un lato ci sono i Paesi come la Germania che, dopo aver reso omaggio al petomane di Washington ed aver acquistato armi statunitensi rinunciando agli accordi con la Francia, procedono autonomamente con mega interventi pubblici a sostegno esclusivo della popolazione tedesca. Dall’altro la Francia di Macron che si ritrova spiazzata dall’atteggiamento di Scholz e perde il ruolo di traino dell’Europa carolingia.
In mezzo tutti gli altri, personaggi in cerca di autore e, soprattutto, in cerca di qualche intesa con Berlino o, in subordine, con Parigi. L’Italia della destra fluida ed atlantista si colloca tra gli aspiranti questuanti di Macron. Che, a sua volta, preferirebbe rafforzare l’asse con Madrid prima di prendere in considerazione quello con Roma. Perlomeno sino a quando la Spagna sarà governata da una sinistra politicamente corretta, in sintonia con le petites idiotes che hanno annunciato un controllo sulle politiche italiane.
Un governo non del tutto asservito ai voleri di Washington approfitterebbe della situazione caotica europea per rilanciare una forte politica mediterranea. Andando molto al di là della patetica creazione di un ministero del Mare per risarcire Musumeci della mancata ricandidatura in Sicilia. Perché una strategia per il Mediterraneo dovrebbe ignorare interessi e veti statunitensi, interessi britannici, interessi francesi. Bisognerebbe essere in grado di discutere con Al Sisi e con Erdogan, con Xi Jinping e con Putin. E non si può fare tutto ciò prendendo ordini da Biden e dalla sua banda. Ormai persino a Riad si sprecano le battute sulle scarse doti mentali del presidente Usa. Ma per i provincialissimi politici romani poter baciare la pantofola al petomane rappresenta ancora un gesto di cui vantarsi.
Così anche la disperata ricerca francese di un partner con cui condividere qualche scelta europea rischia di trasformarsi nell’ennesimo atto di sudditanza italiana nei confronti di un presidente transalpino in evidente difficoltà. Al servizio di Washington e Parigi. Arlecchino servitore di due padroni. Mentre l’Europa del Nord si compatta intorno ad un modestissimo Scholz e sempre a difesa degli interessi Usa; mentre l’Ungheria attende inutilmente un atto di coraggio italiano; mentre nei Balcani l’idiozia atlantista insiste con le provocazioni nei confronti della Serbia; mentre Macron sconfitto in Africa prova a fare il guappo contro Erdogan ed in difesa della Grecia.
Tutti meravigliosi risultati del servilismo atlantista. Di Draghi, di Letta, di Meloni. Non se ne esce. Si è disposti a distruggere l’Europa in nome di Biden. Il presidente statunitense più stupido otterrà il risultato più grande.