Gli amici si vedono nel momento del bisogno. E l’amicizia tra Roma e Tokyo non è certo una novità. Rafforzata ulteriormente dall’appartenenza al medesimo fronte atlantista. Oddio, il Giappone è un po’ lontano dell’Atlantico e gli amici di Washington sono quelli che hanno massacrato i civili nipponici di Hiroshima e Nagasaki. Ma ciascuno è libero di dimenticare ciò che vuole e che non fa comodo ricordare.
Dunque il governo giapponese sostiene le sanzioni di Biden contro Mosca e contribuisce al sostegno a Zelensky. Pur evitando di inviare armi. Però Tokyo sta già pensando al futuro ed è già in prima fila nella prospettiva di ricostruire l’Ucraina al termine della guerra. Partendo da un presupposto semplice semplice e che mette fuori gioco l’Italia: “Noi giapponesi abbiamo dimostrato in più occasioni di essere rapidi ed efficaci nella ricostruzione delle città colpite dai terremoti”. Tutto vero, in effetti.
Ed anche se a Tokyo sono troppo educati per fare confronti, è evidente che i confronti – anche a livello internazionale – si fanno. E le infinite, nel senso di mai finite, ricostruzioni italiane, con continui aumenti dei tempi e dei costi, non sono proprio il migliore biglietto da visita per il lavoro delle nostre aziende nella futura ricostruzione dell’Ucraina. I nipponici si sono proposti per rifare la rete ferroviaria ed infrastrutturale ucraina. E senza neppure aver dovuto penalizzare i cittadini giapponesi per investimenti nelle armi da spedire a Zelensky. Per Tokyo, dunque, la guerra di Kiev può trasformarsi in un colossale affare.
Magari a spese dell’Europa che, dopo essersi impoverita per accontentare i mercanti di armi, dovrà anche farsi carico della ricostruzione. Pagando i giapponesi.