All’inizio di febbraio il governo degli Incapaci era già arrivato al pussacaffé dopo aver finito dolce e frutta. Ma il ministro delle Infrastrutture, la pessima De Micheli, aveva finalmente deciso di fare qualcosa per dimostrare che non era stata lì più di un anno a scaldare la poltrona. Certo, si era anche occupata dell’esame di italiano di un calciatore latinoamericano che interessava alla Juve, ma quello non rientrava nelle attività legate al ministero.

Così, per lasciare qualche segno di sè ai posteri, ha deciso di rinnovare l’incarico di direttore generale della Telt, la società italofrancese che deve realizzare la Torino-Lione. I francesi nominano il presidente, gli italiani il direttore generale. E De Micheli ha deciso di riconfermare l’architetto Mario Virano. Una scelta che denota la totale mancanza di stile del ministro. Scadente e sicura di non essere chiamata nella squadra di Sua Divinità, eppure prontissima per una volta a nominare un compagno di provata fede.
Mica poteva rischiare che il nuovo governo decidesse di affidare l’incarico a qualcun altro.

In teoria, ma solo in teoria, la Tav Torino-Lione avrebbe dovuto rappresentare un problema per la sensibilità dei 5 Stelle. Anche perché Virano è sempre stato considerato un nemico dei No Tav. Invece niente. Non un fiato per contestare la decisione, perlomeno intempestiva, del ministro scadente. Troppo impegnati a garantirsi la poltrona per provare ad essere coerenti su almeno 1 punto, 1 solo, del proprio programma.
Così il nuovo ministro tecnico, Giovannini, si ritrova a dover accettare i giochi di De Micheli a favore di quello che Repubblica definisce “Il signore della Tav”, forse con un retropensiero sui lauti introiti ottenuti sino ad ora. Sei anni già trascorsi come direttore generale Telt dopo anni ed anni alla guida dell’Osservatorio sulla Torino-Lione. Una manna dal cielo i ventennali ritardi sull’opera. E per fortuna nuovi ritardi sono già stati previsti.