L’immancabile economista della Bocconi spiega che la crisi cinese è strutturale poiché è basata sulle esportazioni. E se Xi Jinping non vara una riforma epocale del sistema economico di Pechino, il Paese rischia gravi conseguenze. Le teorie economiche hanno il pregio di essere quasi sempre smentite dal dato di realtà. Però è curioso che le indicazioni degli economisti italiani siano del tutto ignorate a partire proprio dall’Italia.
Perché sono gli imprenditori italiani a fregarsene del mercato domestico per puntare, in ogni settore, sulle esportazioni verso mercati altospendenti. Vale per le industrie del lusso, per le produzioni agricole di nicchia, per il turismo con hotel sempre più a 5 stelle e ristoranti con prezzi da 3 stelle anche quando si mangia molto peggio che in trattoria.
Eppure c’è una continua rincorsa ad aumentare i prezzi. Vuoi rinunciare al pane a 10 euro al kg? Al latte a 2 euro e 50 centesimi al litro? Alla bottiglia di vino discreto a 35 euro dal produttore (facile immaginare il prezzo al ristorante)? Vuoi rinunciare all’auto banale e con prestazioni scarse a 30mila euro? Ad un alloggio modesto di 50 mq in una piccola città a 150/200mila euro? Alle mele ed ai carciofi con prezzi da gioielleria? Ad un ritorno a casa per Natale perché i prezzi dei viaggi sono proibitivi?
Il problema non è se si vuole rinunciare. Ma è che si deve rinunciare perché gli stipendi italiani sono gli unici, in tutta Europa, ad aver ridotto il potere d’acquisto negli ultimi decenni. Una politica economica demenziale che sta evidenziando tutti i limiti. E dopo aver distrutto il ceto medio, ci si accorge che il mercato interno è in frenata e l’export non è sufficiente per garantire la crescita.
Però la lamentela resta una caratteristica imbattibile per l’Italia. Gli industriali aumentano fatturato ed utili e piangono miseria per giustificare retribuzioni indecenti e investimenti al fondo delle classifiche europee. Però si stupiscono che macchinari obsoleti e dipendenti demotivati non facciano aumentare la produttività in modo rapido e consistente. Nel terziario salari bassi ed orari insopportabili non favoriscono certo i consumi dei lavoratori. E in agricoltura si protesta perché i prodotti dei campi sono pagati pochissimo ma sono poi venduti a caro prezzo nei negozi e nei supermercati.
È evidente che il sistema non funziona più, ma non si fa assolutamente nulla per modificare la situazione. E non si può certo fare affidamento sulla classe politica.