“Scusi prof.” la bruna di terza quella con gli occhi maliziosi. “Ma non mi è chiara una cosa…”
Dimmi pure.
“Ma questi, questi poeti, intendo, una volta parlano della Donna come un angelo, di un amore tutto spirituale e, poi…”
“E poi ce vanno giù come dei cinghiali allupati! ” la battuta del Boro provoca, l’inevitabile, esplosioni di risa. Maschili e sonore. Le ragazze… per lo più ammiccanno con gli occhi. Da sopra le mascherine. Solo la glaucopide bionda, e troppo magra ultimamente, scuote la testa..
“La solita bestia” mormora. Ma in modo da essere chiaramente intelliggibile…
Siamo ormai in scorcio d’anno. Il più è ormai fatto. Sempre che si sia davvero fatto qualcosa con i lunghi mesi della, fantomatica, DAD…. Comunque sto chiudendo il Rinascimento. Con i poeti. I lirici petrarchisti, naturalmente, Bembo, Della Casa… Ma anche altri. Gli irregolari, chiamiamoli così… Aretino…
Vedi, il Rinascimento è anche questo. Queste, beh chiamiamole contraddizioni. Antitesi per usare termini più filosofici…
(“anti…che?” bofonchia il coatto palestrato, quello dallo sguardo vacuo)
Ma non è una contraddizione, in realtà. Piuttosto il portato di un nuovo modo di intendere il corpo. Che ha inizio con Petrarca. Che canta Laura nuda, di fatto, mentre si bagna alla fonte. I capelli d’oro sparsi sulle spalle. Il bel fianco. L’Angelico seno…
“Ammappete… Doveva esse mica male sta Laura…” e il coatto di turno guarda, con sguardo insolitamente languido, la brunetta. Lei fa finta di niente. Ma sotto la mascherina, sorride. Probabilmente.
Le Donne amate dai poeti sono sempre belle. Anzi bellissime e perfette. Solo che può essere diversa quella bellezza. E, soprattutto, diverso l’amore.
“Ma l’amore è uno prof.! Oppure non è davvero Amore. Con la maiuscola.” la glaucopide sembra essersi improvvisamente scossa dal mondo, troppo cupo, di pensieri in cui vive.
Dipende. Vedi, I greci antichi, sempre loro, quelli che hanno inventato tutto, creato la nostra civiltà, avevano tre parole per dire Amare. Non una sola, come noi, che siamo, intellettualmente e spiritualmente, molto più poveri…
Tre parole. Tre verbi.
Agapao. Chi indica un affetto profondo. Un legame sentimentale.
Fileo. L’amore spirituale. Dante e Beatrice.
Erotao che vuol dire…
“Quello lo conosciamo professo’… Nun ce serve la spiegazione…” risate generali…
Lo so che credete di saper tutto in tema…. Vi siete fatti una cultura su Youporne, specie in DAD, mentre io spiegavo…
“A proffe… se aggiorni. Ce sta de mejo.. Se vole le dico io i siti giusti…” e alla battuta del Boro si scatena la festa. I coatti inscenano addirittura un trenino. Manco si fosse a Capodanno…
Per un po’ lascio fare. Lo so che non dovrei… ma siamo a fine anno… di quest’anno, per altro…
Poi…
Vedete, l’eros greco, per quanto fisico, sensibile e sensuale, non è quello che pensate. O, meglio, quello di cui siete… fruitori… È altro. È qualcosa che parte dal fisico, ma conduce in una dimensione superiore…
“Allora questi non tr…?”
Tr… Tr… E come ricci… (esplosione di risate)… Solo che non era tutto lì. C’era molto di più, come dicevo. Pensate a Catullo. Il suo rapporto con Lesbia, ovvero la famosa, famigerata secondo Cicerone, Clodia Pulchra.. .
“Er mejo troione de’ Roma!” e ti pareva che il Boro perdeva l’occasione. Ma, in fondo, me la sono cercata.
Appena si acquietano le risate, tiro dritto.
Sì. Lo era, probabilmente. Ed anche una donna di grande fascino… Ma non è questo il punto. Catullo la definisce “meo desiderio nitenti”. Il mio desiderio di luce. Capite? Desiderava il corpo di Lesbia, ma perché questo lo portava ad un’esperienza… sublime. Alla Luce.
Faccio una pausa. E li guardo. In silenzio. Gli occhi – pochi volti senza mascherina – sono perplessi. Il Boro bofonchia un “Doveva esse proprio brava…” ma è incerto. E la battuta cade nel vuoto.
Gli occhi della glaucopide sembrano sognanti. “Che bello…” bisbiglia…
Riprendo.
Vedete. I tre verbi di cui parlavo rappresentano i tre stadi dell’amore.
Fileo è l’amore puro. Intellettivo. Spirituale. È l’intelletto superiore che Ama. Con la maiuscola. È Dante. È la soluzione del dualismo. Il mistero dell’Androgine. Il Guardiano delle Esperidi…
Agapao è l’anima. Il sentimento che si affina. Nobile. Bello. Estetico. È un tessuto di corrispondenze ed echi interiori. Qualcosa di delicato, come il più prezioso degli arazzi. Affinità elettive le chiama Goethe…
Vedo l’espressione vitrea del coatto palestrato. Per un attimo si chiede chi ***zo sia sto Goe… coso. Poi scuote le spalle, e torna, al solito, a fissare la (diciamo) schiena della bruna maliziosa. La sua attività scolastica privilegiata.
Infine c’è Erotao. Che è, come dicevo, il corpo. La passione dei sensi. Ma non una sessualità bruta, animale, che ha, in fondo, mera funzione procreativa. È un modo per disincantare la luce prigioniera nella tenebra materiale. Ciò cui allude Catullo. E di cui parlano tanti altri, spesso fraintesi, come Ovidio, Aretino, D’annunzio…
Ma i tre generi di Amore non sono in contraddizione. Si compenetrano, si integrano. Perché hanno a che fare con la complessità della natura interiore dell’uomo…
Suona la campanella. Infilo questa dannata mascherina e…
“Ma lei prof” E ti pareva che la bruna dagli occhi maliziosi non si prendeva l’ ultima battuta…
“Ma lei, questi tre… verbi, li ha mai… sperimentati? E con una o più donne?” impunita… Ma sulla porta si affaccia la collega dell’ora dopo. Che mi guarda con orrore. Ho ancora la mascherina abbassata…
Esco di corsa.