Oggi le facce sono tristi. E c’è silenzio. Beh, facce per modo di dire, ché si vedono solo gli occhi spuntare da sopra mascherine più o meno d’ordinanza. Solo il Boro e un paio di coatti le tengono abbassate… A molti insegnanti sembrerebbe una situazione quasi perfetta. Ma a me comunica un senso d’angoscia. E di inutilità. Sto parlando del nulla al nulla. Diciamo che è una lezione sul nichilismo… Lo dico, come battuta. Ma ben poche reazioni…
“Che ce vuo’ fa’ prof…. semo a pezzi.” il Boro, almeno lui…
“Non se ne po’ più…”
Di che?
“Di tutto prof… Della scuola, dei suoi colleghi che pensano solo ad aver voti, a finì i programmi, dicono loro, e che teniamo sempre ste mascherine del c****. Perché c’hanno na paura porca. E solo a quello pensano…” in molti annuiscono.
“Di noi, de come stiamo non importa niente a nessuno…” questo non è il Boro. Questa è la castana, contestatrice e vivace. Un tempo, almeno.
L’aria è pesante. E non solo perché questo strano Maggio sta preparando un altro acquazzone. È pesante, più pesante qui dentro.
Dovrei, lo so, dire tante cose. Difendere la categoria. Invitarli a studiare, perché ci sono gli esami. Dire dell’università…. Ma non ne ho voglia. Perché so che hanno ragione loro. E che noi, insegnanti, genitori, adulti… Dovremmo solo vergognarci..
E allora… Mi viene in mente un post del mio amico Daniele. Citava una battuta di Guzzanti, credo, che riassumeva più o meno così i Promessi Sposi.
Due che se vojono sposa’ ma c’è naltro che rompe li cojoni. Poi quello more. E se sposano. Finito.
Un momento di silenzio. Sono esterrefatti. Questa non se la spettavano. Neppure da me. Poi cominciano a ridere. Piano.
E io continuo.
Ma voi lo sapete come è morto davvero Leopardi? I libri dicono durante l’epidemia di colera a Napoli. Dove, per altro il colera era endemico. Ci stava sempre….
E invece sappiamo da fonti certe che il poeta è morto di… Indigestione di gelato!
“No, dai prof… Questa se l’è inventata lei…”
No. È vero. Era ghiotto di mantecato alla crema. Che a Napli fanno meravigliosamente. Se ne è mangiato una cofana. E gli è venuto, come dite voi, l’infarto alla panza…
A questo punto le risate salgono di tono.
Questa è la verità. Che, però, piace poco a professori e professoresse. Perché sembra un finale poco adatto al poeta dell’infinito…
“Beh prof. – la biondina, sempre corrucciata, ha le lacrime agli occhi… Per il ridere… – tanto poetico non è. Una cofana di gelato …”
Già perché è più poetico morire di colera? Che si muore praticamente seduti sulla tazza del water…
(A questo punto le risate diventano ululati.)… Almeno sarà morto contento…
E poi continuo con altre storie. Wordsworth che leggeva il suo “Prelude”, che le prof d’inglese amano tanto, agli altri due “Poeti del Lago”. Ed è probabilmente per questo, aggiungo, che poi Coleridge si fumava pipe di oppio. E Lamb… Beh faceva anche peggio. Con la sorella. Perché dopo una serata a sentire Prelude, una qualche turba ti viene…
E il professor Carducci che prima dice che la poesia non è cosa per donne e per preti. Poi arriva la Annie Vivanti, che ha 35 anni meno di lui, ed è molto carina
“Un pezzo di f…” il Boro è risorto.
Proprio così. E vivace. Parecchio. E lui le fa la prefazione al libro di poesie…
“E mica je fa solo quello…” ormai è il delirio. Ridono tutti. Quasi nessuno ha il volto coperto.
È tale il frastuono che non ho sentito la campanella. La collega è sulla porta. Inorridita. Mi guarda con occhi indignati. Quasi con odio.
Mi affretto ad uscire. Ma..
“Scusi prof.” la castana ribelle. Mi giro.
Dimmi…
“Grazie”.