Voi credevate che la censura fosse cosa di tempi ormai remoti? Che risalisse alla, occhiuta, RAI che metteva i mutandoni alle Kessler? O, più indietro, al, famigerato, Index Librorum Proibitorum, a Torquemada o giù di lì?
Pensavate che tutto questo fosse stato superato dal progresso, dalla maggiore libertà e democrazia, dalla diffusione di cultura ed educazione?
Beh, vi sbagliavate. Di brutto.
La censura è sempre tra noi. E i censori prosperano numerosi. E allignano in ogni dove.
Certo non lo fanno più in nome della Fede. E neppure di una morale tradizionale, della conservazione dei costumi, della stabilità dell’ordine sociale… piuttosto all’opposto. Per giocare con le parole. Ovvero per una morale che nega, in nome dei diritti individuali (si legga: pulsioni istintuali) ogni morale superiore. Una morale relativa e relativistica. Siamo passati dall’uomo misura di tutte le cose della sofistica greca, agli istinti e bramosie unica misura dell’uomo.
Comunque, questa nuova censura è ancora più priva di senso del ridicolo di quella del passato. Anche perché i nuovi inquisitori non hanno certo la statura personale e culturale di un Roberto Belllarmino, che fu il giudice di Galileo. E neppure di un Bernabei, quello della RAI pedagogica.
Il livello è basso. Infimo. E la riprova ne è l’assoluta mancanza non dico di umorismo, ma, appunto, anche di un normale senso del ridicolo.
Prendiamo la questione, di stretta attualità, della revisione in salsa politically correct di libri famosi. I romanzi di Dahl, poi addirittura quelli di Fleming con il celeberrimo James Bond. Libri inoffensivi, che nessuno hanno mai offeso. E tuttavia oggi li si vuole rivedere. Correggendo espressioni come “ciccione”, “negro”, “omosessuale ” e altre considerate lesive della dignità di specifiche minoranze.
Ora, che questa sia una cretinata appare talmente evidente che neppure varrebbe la pena di parlarne. Ed ha, ovviamente, scatenato l’ironia dei buontemponi da social, che si divertono a proporre altre, censorie, correzioni.

Quindi, prepariamoci a “Il diversamente giovane e il mare” di Hemingway. A “Il diversamente bianco del Narcissus” di Conrad. Sino a “L’Orlando leggermente nervoso” di Ariosto, visto che Furioso potrebbe essere offensivo per una categoria di cittadini disagiati.
E che dire di “Memorie delle mie puttane tristi” di Marquez? La correzione potrebbe risultare faticosa e prolissa: ” Memorie di professioniste che gestiscono la propria sessualità in autonomia, ma senza allegria”. Dite la verità… lo comprereste un libro con questo titolo?
Oppure Musil…. definire senza qualità un uomo non è offensivo? Non sarebbe meglio “L’uomo con qualità alternative”… e, poi, perché uomo e non donna? Questa è discriminazione di genere…. ecco.
Anche i manzoniani Renzo e Lucia potrebbero risultare discriminatori. Perché “sposi”? Non vengono forse discriminate le coppie non sposate? E allora: I promessi conviventi.
Questa moda, questa censura ridicola ed ottusa, viene naturalmente dagli States. E qui verrà inevitabilmente ripresa in modo ancora più stupido e prono.
Intendiamoci, io sono tutt’altro che anti americano. Dagli USA ci sono venuti Gershwin e Cole Porter. Il jazz e i romanzi di Keruack. Arthur Miller e, se vogliamo, Marylin Monroe…. e potrei continuare a lungo…
Ma dal retaggio puritano, ormai invertito (nessuna allusione alle scelte sessuali, per carità), discende un moralismo bieco. Il gusto per il processo alle streghe. La mancanza di ironia e, soprattutto, autoironia. Come evidente nei discorsi di Joe Biden…

Dagli States veniva anche Ezra Pound. Quando i “liberatori” giunsero in Italia, Pound fu rinchiuso in una gabbia a Coltano. Poi in manicomio. Tra le altre cose, trovarono un libro, in due volumetti stampati in italiano, dal titolo “L’Asse che non vacilla”. Il libro fu sequestrato e bruciato (ah la vecchia passione per i roghi di Salem…). Poi fu uno dei capi d’accusa al processo, perché provava la compromissione del Poeta con il nazi-fascismo.
In realtà, era la traduzione dal cinese di un’opera di Confucio.