Dicono che in Islanda sia uso consolidato regalare, per Natale, libri. E leggerli, anzi divorarli, durante il periodo festivo. Gente civile, quei discendenti di feroci vikinghi. O per lo meno gente con il senso del magico. Perché la magia è duplice. Quella che sprigiona dai buoni libri. E quella legata alle dodici notti da Natale all’Epifania. Dodici Notti durante le quali, secondo la tradizione islandese, si aggirano i dodici Jòlasveinar. I folletti di Jöl, di Natale. Che vengono anche chiamati Amici di Natale. Strani amici, per altro. Perché dispettosi. Ma capaci, anche, di portare doni. Solo a coloro, però, che ritengono buoni. E degni. D’altro canto non poteva essere altrimenti. Dopo tutto sono figli di Gryla. Una mostruosa gigantessa che rende inquieti i sogni degli uomini proprio in questo periodo. Una di fronte alla quale il Freddy Krueger di Nightmare sembra un simpatico compagnone…

Ma torniamo ai folletti. E sopratutto ai libri. Che, evidentemente, questi Jòlasveinar portano come doni in queste notti… O per lo meno mi piace pensare che sia così…
Vediamo, allora. Dodici Notti. Dodici Libri. Ma quali?
Per la prima, la Vigilia ho un dubbio. Sono incerto fra i “Racconti di Natale” di Dickens. Su cui non mi dilungo. Ne ho già parlato anche troppo. E poi la ragione è ovvia… E “Calendario” di Alfredo Cattabiani. Nessun libro come questo ti fa viaggiare nel corso del Sole, fra miti, leggende, favole. Suoni e sapori. E mai come in questo momento vi è bisogno di viaggiare. Con l’immaginazione, che non conosce Zone Rosse e tirannici DPCM…
La seconda Notte, invece, sotto il tradizionale vischio mi piacerebbe ritrovare l’Edda di Snorri. Sì, lo so, è la sera del 25…ma è un libro che proprio a Natale mi fu donato, moltissimi anni fa. E che mi ha fatto sognare. E in parte diventare come sono. Un vecchiaccio cocciuto.
Poi, la notte di Santo Stefano, per rilassarmi, prediligerei un libro poliziesco. Che so, ” Il canto di Natale” di Clifford Witting. Dimenticato. Ma molto classico. Molto British e molto natalizio.
Il 27 Guareschi. “Don Camillo” uno qualsiasi del ciclo di “Mondo Piccolo”. Meglio ancora tutti. Scrittura essenziale e incisiva. Il senso della realtà e quello della fiaba. Semplicemente perfetto.
Il 28 Santi Innocenti. “Corte sconta detta Arcana” di Hugo Pratt. Il romanzo, non il fumetto. Perché… sono o non sono notti di magia?
Il 29 Woodhouse. Il ciclo del Castello di Blandings. Conti eccentrici, duchi energumeni, sorelle arpie, giovani innamorati e… maiali da esposizione. Per divagarsi non vi è nulla di meglio.
Il 30 “L’ Onorevole Scolaro” di Le Carrè. Un omaggio al maestro della Spy Story appena scomparso.
Il 31 San Silvestro. Bulgakov “Il Maestro e Margherita”. Sì, lo so, è fluviale. Ma è romanzo magico per eccellenza. E poi la Notte di Capodanno è lunga. E mica potete andare a fare i trenini ai veglioni…
E il primo di Gennaio continuiamo sul tema. “Gli elisir del diavolo” di E. T. Hoffmann. Il diavolo, di questi tempi, è sempre meglio imparare a riconoscerlo. E poi, un grande, allucinato, romanzo..
Il 2 torniamo a rilassarci. Emilio Salgari – chi mai ha detto che è solo per ragazzi? – la trilogia de “I Corsari delle Bermude”.
E il 3 continuiamo con “Leone d’Irlanda”, una grande avventura di Morgan Llewellyn.
Il 4 torniamo alla pura fiaba. La Trilogia di Ramsom di C. S. Lewis. La sua opera per me più suggestiva. Soprattutto l’ultimo volume “Quell’orribile forza”. Che sembra, oggi, quasi profetico del nostro presente.
Il 5 gioco pesante: il “De brevitate Vitae” di Seneca. Tanto per schiarirsi le idee su certe pretese e paure..
E il 6 gran finale. “La dodicesima notte” di Shakespeare. Che è, appunto, incentrato sull’Epifania. E i suoi segreti.
Scelte opinabili, lo so. Ma comunque augurali. Per i buoni, naturalmente. Agli altri, gli Jòlasveinar porteranno solo i DPCM di Conte e le dirette FB orchestrate da Casalino. Sono folletti molto, ma molto dispettosi…