Servi di Berlino o di Washington? Lo scontro politico di questi giorni verte, in fondo, su questa semplice scelta. Perché l’alternativa vera, quella di non essere servi, è in totale contrasto con il dato di realtà: l’Italia non è in grado di essere libera ed autonoma non per la cattiveria dei mercati (che esiste, ma è una conseguenza), ma per la totale inadeguatezza di una classe dirigente indecente, ignorante, impreparata.
E per classe dirigente non si intende solo quella dei partiti, ma anche e soprattutto quella della sedicente società civile.
Che, non va mai dimenticato, rispetta perfettamente il livello del popolo di questo Paese che fu grande prima di essere uno Stato.
D’altronde se i governi di Centrodestra e di Centrosinistra hanno imposto ministri dell’Istruzione come Gelmini e Fedeli, significa che esiste una precisa volontà di peggiorare ulteriormente il già infimo livello culturale degli italiani. Un Paese che si divide su Grande Fratello e Isola dei famosi (trasmessi, guarda il caso, da Mediaset) quando non può scannarsi sui favori arbitrali nel calcio.
Dunque nessuna illusione di sovranità, perché anche la libertà andrebbe meritata.
Non resta, quindi, che scegliersi il padrone. Trump non è certo un genio, ma ha a disposizione una squadra che conosce perfettamente il soft power e sta blandendo l’Italia affinché faccia saltare l’Unione europea. Se il gioco riuscisse, la dolcezza e la simpatia attuale lascerebbero spazio ad un rapporto di sfruttamento coloniale.
In teoria è evidente che all’Italia farebbe molto più comodo rimanere all’interno di una cornice europea con uno sguardo privilegiato verso Mosca per far fronte comune rispetto ai due colossi Cina e Stati Uniti.
Però, nella pratica, ci si scontra non con l’arroganza bensì con l’ottusità assoluta della classe dirigente tedesca e degli euro burocrati. È inutile tifare per Berlino nella convinzione che esista ancora il “capitalismo renano”, cancellato dagli usurai di Francoforte.
E allora? L’unica alternativa al destino di servi, è far crescere il livello culturale italiano. Non con la vergogna della “Buona scuola” o con l’idiozia delle “3 i” (idiozia è la quarta ma è la migliore).
Sino a quando i programmi tv più seguiti saranno Grande Fratello e talent vari, sino a quando gli intellettuali di riferimento saranno Baricco, Saviano e Fabio Volo intervistati da Fazio, l’Italia non si libererà dal destino di serva.
Non è che ci siano margini di speranza particolarmente incoraggianti: se Renzi aveva la pessima Leopolda, i suoi avversari non hanno neppure quella.