Uno dei maggiori traini per ciò che riguarda il turismo nell’Oltrepò Pavese sono – con storia ultracentenaria – le Terme di Salice. Ubicate nella località da cui prendono il nome, in comune di Godiasco. Il valore terapeutico delle sue acque sulfuree e salsobromoiodiche era già noto, pare in età preromana.
Ma la prima vera riaffermazione ha avuto luogo a partire della seconda metà del secolo XIX. Per opera, inizialmente, di Lorenzo Angelini. Che riuscì ad isolare lo iodio presente nelle medesime acque, ribadendone il valore idroterapeutico.
Grazie, in seguito, ad Ernesto Brugnatelli le Terme crebbero in popolarità. Per arrivare poi all’operato di Ernesto Stoppani, che arricchì la struttura di un Salone Teatro, del Caffè Bagni e del corpo centrale del Grand Hotel sito nel grande parco. Con Eugenio Diviani poi la fama degli stabilimenti oltrepassò i confini italiani. Per le proprietà delle acque ma anche e soprattutto per la struttura organizzativa e le tecniche di somministrazione delle cure.
Nel 1902 fu costituita la Società Anonima delle Terme di Salice che realizzò un nuovo e imponente stabilimento in sostituzione del precedente realizzato tra il 1884 e il 1885. Due reparti con 80 camerini e vasche per le cure salsobromoiodiche e per i fanghi.
Di proprietà dello Stato il complesso doveva essere privatizzato. Fu quindi acquisito dal Comune di Godiasco nel 1994. Il tutto passò dal 2° livello al 1° super divenendo uno tra i 18 più importanti d’Italia.
Il record di presenze fu registrato con le 24.500 del 2004, garantendo il buon andamento dello stabilimento ma anche 5000 presenze presso i 12 alberghi locali.
Ma in quell’anno venne anche la privatizzazione. E il tracollo ebbe inizio.
Dopo il susseguirsi di varie gestioni e aver trascinato il tutto con l’acqua alla gola, la struttura nello scorso ottobre ha chiuso i battenti. Il colpo è stato durissimo, anche per i 5 alberghi rimasti in attività, che vivevano grazie al soggiorno di clienti sottopostisi alle cure termali. In seguito è stato dichiarato il fallimento da parte del Tribunale di Pavia, rigettando un’istanza di concordato preventivo.
Troppo alti i debiti, circa 10 milioni di euro, per salvare le Terme. Dovuti tra le altre cose al mancato pagamento degli stipendi di una cinquantina di dipendenti – tra fissi e stagionali – ai debiti nei confronti dei creditori, addirittura alle utenze quali luce e gas, rimaste insolute. In buona sostanza vista la mole delle passività è a serio rischio una futura riapertura di questo pregiato complesso.
Scrivendo la parola “fine” per una delle maggiori e note strutture ed attrattive del territorio.