Mario Molinari. Un nome la cui fama del suo prodotto lo precede.
Lo incontriamo al termine del suo contributo nella bella cornice dell’altopiano di Piné, nel tradizionale workshop annuale del think tank “Il Nodo di Gordio” e del “Centro studi Vox Populi”, quest’anno dedicato ai temi della sostenibilità e della transizione green.
Nessuno, nemmeno fra i meno avvezzi all’alcol come me, può non ricordare quell’inconfondibile profumo, irresistibile, della Sambuca.
E proprio dalle essenze e da quel piccolo laboratorio di profumi aperto da Angelo Molinari nel 1922, nasce l’idea di Civitavecchia, nel 1945, che racconta, con perseveranza, amore e dedizione per il territorio, quella tipica storia italiana di rinascita del secondo dopoguerra.
Ai figli di Angelo, Mafalda e Marcello – con compiti amministrativi l’una e di produzione l’altro, si aggrega poco più avanti il padre di Mario, fratello di Angelo, abbracciando la sfida di uno sviluppo internazionale nel nord Europa e, successivamente dell’Italia, con una campagna pubblicitaria che, con i suoi claim, ha segnato la mente di tutti noi.
Diventa il liquore più venduto in Italia e questo fa dell’azienda un simbolo di attrattività internazionale tanto da ricevere la fiducia di Remy Cointreau, gruppo da un miliardo di euro l’anno di fatturato, quotato alla borsa di Parigi.
“Il vantaggio competitivo di Gruppi come il nostro – ci spiega Mario Molinari – è la capacità di andare sul territorio, di esserci ed essere riconoscibili.”
Nato a Roma nel 1971, emigrato in Messico a seguito del rapimento dello zio, prosegue le scuole in Spagna e le conclude negli Stati Uniti. Muove i primi passi lavorativi in un distributore commerciale del settore in Inghilterra, prosegue in un’agenzia per poi approdare nella Società di famiglia.
A oggi, tre i soci, oltre al padre che è presidente, pur ora non più operativo: il fratello, in produzione e acquisti, la sorella, in amministrazione e lui, nell’area commerciale. Con il recente ingresso di un primo figlio, siamo alla quarta generazione.
Nel racconto di questi mesi di Covid, ci spiega di un paradossale incremento di fatturato riferendosi a uno degli ultimi acquisti, Limoncello di Capri, di cui ci annovera i principali mercati di esportazione: Svezia, Australia e Giappone.
Laddove il mercato in Italia si equilibra per metà sulla grande distribuzione e la restante parte sugli esercizi commerciali al dettaglio – fortemente penalizzati dalle chiusure imposte nazionali – un mercato da circa 5000 litri l’anno come l’Australia, il cui rapporto è da sempre fortemente sbilanciato in favore della grande distribuzione con un 95% di quota ha, senza alcuna inversione, ampiamente compensato le perdite dell’Italia.
Di transizione energetica green e di sostenibilità si parla e su entrambi i fronti la Molinari può vantare successi, sia in termini sociali che energetici.
In ambito sociale, la Fondazione Molinari conta un 5 per mille in costante aumento con progetti dedicati a giovani e bambini, è sponsor de La repubblica dei ragazzi a Civitavecchia, offrendo ai giovani basi per poter lavorare e qualificarsi una volta conclusa la permanenza in orfanotrofio. Si aggiungono corsi professionali, programmi legati all’infanzia e, non ultima, un’iniziativa con il comune di Santa Marinella, sede dei 500 pacchi spesa natalizi in dono alle famiglie bisognose.
Di prossima inaugurazione, a Tolfa, il Parco della musica dove, ideato e realizzato sullo spunto dei musei visti in Svezia, con un grande spirito ed entusiasmo dell’amministrazione comunale, i bambini avranno accesso a tutti gli strumenti musicali messi a disposizione e ormai non più in uso.
In ambito energetico, da ormai tre anni, la Società ha trasformato a energia solare entrambe le fabbriche, utilizza solo materiale riciclabile per le sue bottiglie e ha esteso il requisito di sostenibilità anche ai fornitori con certificazioni puntuali che coinvolgano il personale sul tema e portino a un concreto miglioramento.
Un buon esempio di questo, inserendo nell’organico un certificatore interno, è alla Limoncello di Capri di Meta di Sorrento, una fabbrica trasparente, certificata Kosher, dove ogni stazione è visibile a chiunque debba o abbia il piacere di visitarla.
“L’obiettivo della nostra azienda è quello di vendere i prodotti e i territori. Vorrei per questa ragione creare un museo alla Molinari.”
Con questo stesso intento è firmata Molinari la terrazza al The First Roma, dove la collaborazione con Remy Cointreau ha permesso loro di lavorare con cocktail ricercatissimi.
Contribuente principale nel processo di trasformazione dello zucchero nell’ambito dell’esportazione internazionale, Mario Molinari chiude con una nota di ottimismo e auspica che la Comunità europea consenta al settore, alla luce delle nuove sfide di sostenibilità, di recuperarne i soldi previsti e nulla resti uno slogan del bello e inaccessibile.