Il tira e molla del nostro governo su aperture e chiusura di Regioni e attività commerciali appare inquietante. Prima il cashback digitale che incoraggia a uscire per disincentivare gli acquisti on line, poi la consapevolezza del governo che lo shopping genera, per forze di cose, assembramenti.
Nei prossimi mesi si prevede il grande danno alle imprese a causa del Covid. Il periodo natalizio in alcuni settori, a partire dal commercio, è il momento dell’anno nel quale si arriva a fare un quarto, in certi casi anche un terzo del fatturato. Ma evidentemente non basta riaprire tutto per aiutare il commercio.
Il disastro accadrà quando scadranno gli aiuti straordinari del governo per la cassa integrazione e la liquidità delle aziende. E sarà, dicono le previsioni, uno tsunami: fra 40 e 70 mila aziende chiuderanno i battenti a causa dei contraccolpi dell’epidemia, che ha devastato produzione e domanda. Il Paese dovrà fare i conti con un’ondata anomala di chiusure. Un sisma che coinvolgerà l’intero sistema Paese.
I più colpiti sarebbero gli ambulanti, i negozi di abbigliamento, gli alberghi, i bar e i ristoranti e le imprese legate alle attività di intrattenimento e alla cura della persona. Mentre, in assoluto, le perdite più consistenti si registrerebbero tra le professioni (-49 mila attività) e la ristorazione (-45 mila imprese). Per quanto riguarda la dimensione aziendale, il segmento più penalizzato sarebbe quello delle micro imprese – con 1 solo addetto e senza dipendenti – per le quali basterebbe solo una riduzione del 10% dei ricavi per determinarne la cessazione dell’attività.

Nel lockdown stiamo consumando ma preferendo servizi che non richiedono la prossimità o la presenza fisica: il digitale e la connettività sono i settori che saranno avvantaggiati dalla crescita dei nuovi consumi.
I settori che subiranno maggiori modifiche dopo la pandemia saranno il turismo, il trasporto, probabilmente la stessa sanità che dovrà fare più medicina del territorio e più prevenzione delle epidemie. Ci sarà un riassetto del mondo industriale e produttivo nel suo complesso oltre che della vita sociale, con una redistribuzione della ricchezza e nuove forme di consumo.
Secondo un’analisi condotta dal Censis, quasi mezzo milione di realtà potrebbero presto sparire a causa della crisi dovuta alla pandemia con la perdita di “un fatturato complessivo di 80 miliardi e di quasi un milione di posti di lavoro”.
Tutto questo sarà peggiorato ulteriormente da un sempre più probabile lockdown nazionale, sul modello della Germania di Angela Merkel, nei giorni festivi e prefestivi nel periodo che va da Natale all’Epifania. Tutta l’Italia, dunque, potrebbe diventare zona rossa o arancione nei giorni festivi e prefestivi: 24-27 dicembre, 31 dicembre-3 gennaio, 5-6 gennaio. E non è escluso che nei prossimi giorni possa essere emesso un nuovo Dpcm che sostituisca l’attuale.
Si prevede un crollo causato dagli effetti della pandemia e delle misure restrittive contraddittorie imposte da un governo sempre più indeciso, nel cercare di circoscrivere i contagi da Nord a Sud.