Se Erdogan sogna di ricostituire l’Impero Ottomano, Modi sogna di riportare l’India ai fasti del Cinquecento quando, si stima, rappresentava quasi un quarto dell’economia mondiale. E se il presidente turco è molto “rumoroso” nei suoi atteggiamenti e nelle sue dichiarazioni, il leader indiano si muove ancora sottotraccia, sebbene la crescita del Paese sia piuttosto evidente. Probabilmente l’India ha già superato la Cina come numero di abitanti ed ha sorpassato la Gran Bretagna quanto a Pil (ovviamente non pro capite).
Gli economisti sostengono che, nel 2060, l’India rappresenterà il 16% dell’economia mondiale ed è un dato che vale molto di più di quello del XVI secolo poiché è aumentato considerevolmente il numero dei Paesi sulla scena. Ma, finalmente, Modi ha deciso che il gigante asiatico deve smettere di essere un nano politico. E dunque si presenta come possibile promotore e coordinatore di una nuova alleanza di quelli che allora erano definiti Paesi Non Allineati. Non allineati, cioè non schiavi, di Washington e neppure di Mosca.
Ora la situazione si è modificata e la Terza Posizione sarebbe alternativa a Washington e Pechino, considerando il ruolo non più da protagonista di Mosca.
Ma la differenza, rispetto al sogno degli Anni 50, è sostanziale. All’epoca Nuova Delhi cercava di coinvolgere Paesi sostanzialmente poveri o comunque marginali, spesso appena usciti dal processo di decolonizzazione. Ora, al contrario, Modi cerca di raggruppare intorno al progetto indiano i Paesi del Terzo Mondo che sono diventati decisamente più ricchi o che comunque hanno le potenzialità per diventarlo.
Una strategia inevitabile, quella indiana. I rapporti con la Cina restano sempre difficili, anche se i comuni interessi hanno spinto Pechino e Nuova Delhi a partecipare a manovre militari congiunte con la Russia e con altri numerosi Paesi tra cui l’Algeria. Ma interessi comuni non rappresentano una alleanza strutturata. E lo stesso vale per i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), destinati comunque ad allargarsi per il numero crescente di richieste di adesione.
Sul fronte opposto, nonostante affari e sorrisi, gli indiani non sopportano più l’invadenza statunitense, l’arroganza yankee, la pretesa di imporre a tutti i comodi di Washington. L’oppressione coloniale britannica non è solo un ricordo lontano bensì una presenza nell’animo di tutti. E giocando su questo sentimento di rivalsa, Modi punta a coinvolgere non solo l’Asia ma anche l’Africa e l’America Latina. Entrando però in rotta di collisione con Pechino che si sta espandendo nelle medesime aree.
In fondo il progetto indiano sarebbe anche conveniente per Mosca, per evitare di trasformarsi in una colonia cinese. E converrebbe anche all’Europa approfittare della creazione di un terzo polo geopolitico – come lo definisce Agcnews – per provare a sottrarsi al giogo di Washington. Soprattutto converrebbe all’Italia per riappropriarsi del ruolo che le compete nel Mediterraneo. E invece, ancora una volta, il circolo della Garbatella starà ad osservare le mosse di Erdogan – che può davvero spostare gli equilibri – mentre si attende che qualcuno porti un mappamondo per capire dove stia l’India..