Il nostro, iniziato da un ventennio ormai, dovrebbe essere il secolo dell’informazione. O, almeno, si prevedeva che dovesse essere tale. Perché il condizionale è d’obbligo.
Certo, mai come oggi abbiamo avuto alla portata di mano strumenti capaci di fornirci qualsivoglia informazione, su qualsiasi tema o argomento, in pochi secondi.
Mai come oggi abbiamo potuto accedere a dati, libri, riviste in ogni lingua e ogni parte del globo.
Mai come oggi siamo stati soggetti ad un diluvio, bombardamento di notizie, informazioni tanto capillare, incessante…
Eppure…
Eppure mi viene in mente un racconto di Edgar Allan Poe. Uno di quelli, purtroppo pochi, incentrati sulla figura di Dupìn. L’eccentrico detective che aborre il giorno, e gira nottetempo per le vie di Parigi. Risolvendo enigmi con l’osservazione lucida. E il colpo di genio. Il primo, se non erro di una famiglia di genii della investigazione che ha avuto, nel tempo, nutrita e varia discendenza.
“La lettera rubata”. Una importante missiva sparita. Tutti la cercano nei luoghi più celati e segreti. Inutilmente. Poi arriva Dupìn. E risolve. La lettera è lì. In bella vista, al centro della scrivania. E lì è sempre stata. Il modo migliore per nascondere una verità è metterla alla portata di tutti. Davanti agli occhi. In mezzo, però, a tanti altri oggetti comuni. E sostanzialmente, inutili.
È quello che oggi, sistematicamente, accade. Ci vengono propinate tante informazioni inutili, false, mistificate, che quella importante, autentica, non riusciamo a vederla. E se ne resta lì. In bella mostra. Mentre noi ci agitiamo tutto intorno. Come falene impazzite d’avanti alla fiamma di una candela. (e qui ci starebbe a puntino l’accompagnamento di Keith Jarret, al piano. La fiamma e la falena).
Perché, nel diluvio di informazioni, diventa sempre più difficile distinguere la pula dal grano. Soprattutto se la pula ci viene servita su un piatto con contorno di forti emozioni. E il grano tenuto i ombra. O meglio messo lì, alla luce del sole. Ma senza darvi importanza alcuna. Non li scorgiamo. E, soprattutto, non riusciamo a capire.
Un esempio. Quando ci si è vaccinati contro il Covid, tutti si è dovuto firmare una…carta. Il Consenso Informato. In cui dichiaravamo innanzitutto di farlo liberamente. Per nostra volontà. Ma in molti casi non era vero. Perché senza vaccino, e quindi senza quell’infamia del Green Pass, molti avrebbero perso il lavoro. Senza stipendio. In certuni casi sarebbero stati sottratti loro i figli… Una proposta, diceva il Governo. Non un obbligo. Una proposta…che non si poteva rifiutare. Era più corretto don Vito Corleone. E tutti, più o meno, obtorto collo hanno firmato il consenso informato…
Già, ma informato di che?
La notizia è di questi giorni. Il governo ha posto il segreto militare sui vaccini, la loro composizione. Le loro conseguenze. Sulla scia del dettato del Grande Fratello a stelle e strisce. Dove quel grande statista di Joe Biden è stato eletto proprio grazie all’appoggio di Big Pharma. Ovvero Bill Gates e altri filantropi.
Quindi, abbiamo firmato un consenso informato su qualcosa che è segreto. Informazioni che, se rivelate, porterebbero diritti al tribunale militare.
L’informazione su questo divieto di informare è di pubblico dominio. Rimbalza su tutti i Social, ne parlano diversi canali online. Non, naturalmente, le grandi reti televisive. Né i grandi quotidiani. Perché, ormai, il giornalismo ha a che fare con molte, moltissime cose. Interessi economici, propaganda politica, servizio dei poteri, più o meno, occulti, pubblicità…ma non con l’informazione.
Chiedere a un giornalista (soprattutto italiano) di dare oggi una qualche informazione corretta, sarebbe come pretendere che l’ayatollah Khamenei tenesse il pubblico elogio della salama da sugo….
Comunque la notizia è lì. E tutti, più o meno, devono forzatamente averla vista. Ma le reazioni?
Scoprire di essere stati truffati, che le nostre, preziose, vite, sono state messe a rischio, dovrebbe suscitare indignazione, rabbia. Furia. Dovrebbero esservi manifestazioni di piazza. Assalti al Parlamento. Richieste, urlate, delle dimissioni di Draghi e Co…. Processi popolari. Rivolte.
E invece…niente. Come se la notizia riguardasse l’ultima rissa in piazza Duomo tra sgallettate divette del Tik Tok. Anzi, quella suscita più interesse e solleva più passioni…
Quasi nessuna reazione. Non dico dalle opposizioni politiche, le oppofinzioni, come le chiama il Direttore. Ma a livello popolare, almeno…
Silenzio. La lettera rubata è lì. In bella vista sul tavolo. Ma nessuno ci fa caso. Incapacità di vedere. Paura di scoprire la verità. Viltà. Interessi… Soprattutto, però, la dimostrazione che l’informazione di per sé non conta. Conta la capacità di pensare. E il monaco rinchiuso nello Scriptorium a studiare antiche pergamene, ne sapeva molto di più del mondo del moderno cerebroleso iperconnesso e in costante presenza sul web…
E, ovviamente, ora molto preoccupato da un’unica cosa. Il nuovo, micidiale, vaiolo delle scimmie. Poche centinaia di casi in tutto il mondo. E in paesi ove l’unico primate è l’uomo. Con l’eccezione degli zoo, naturalmente…
Che andrebbero meglio vigilati. Visto che, ci dicono i media, preziosa informazione, che questo vaiolo si trasmette prevalentemente per contatto sessuale….