Vedo esposto in una libreria, con un ottimo punto di osservazione, un numero di MicroMega: I crimini coloniali dell’Italia in Africa. Il primo sentimento provato è stato un vorticoso e incontrollabile centrifugato testicolare, un tumultuoso trambusto di zebedei, una pericolosa conflagrazione gonadica.
Ancora con questa ripugnante modalità autolesionistica di affrontare la storia nazionale: quel misto di masochismo nefasto e di godimento sadico che ha come obiettivo di ridurre la grandezza della Nazione a miseria criminale e la sua gloria a raccolta di orrori da scontare.
Se io sono un nanerottolo imbranato mica posso ridurre la nazionale di pallacanestro a un metro e settanta, cambierò sport, mi pare evidente.

Questi refrattari della grandezza e renitenti alla superiorità, invece, di fronte all’evidente impotenza storica e civilizzatrice della modernità, pretendono di calcolare e giudicare con il metro attuale le eccellenze del passato.
La logica di misurazione parte da due assiomi inconfutabili: la critica all’etnocentrismo – con evidenza totale a quello occidentale – e l’uguaglianza culturale.
Mi dispiace se qualche affidabile amico, anche di vecchia data, sentirà odore di tradimento in talune mie considerazioni, ma al momento presente ritengo indispensabile fare fronte all’operazione di demoralizzazione e di colpevolizzazione della civiltà alla quale appartengo, sotto attacco per diversi aspetti culturali, politici, religiosi, militari ed economici.
Che l’Occidente abbia compiuto misfatti e provocato tragedie è fuori discussione, ma forse che altre civiltà giovani, in forza, con volontà di potenza non hanno compiuto altrettanti atrocità nel perseguire la propria grandezza ed entrare nel libro della storia universale?
Non c’è soluzione al dilemma, tranne che per la passività codarda e l’ideale irenistico delle anime belle quanto ipocrite della bontà: o conquistatori o schiavi, o padroni o servi, o predatori o prede.
Con il pacifismo non si sono costituite nazioni; con il pacifismo non si sono costruite chiese e città; con il pacifismo non si sono eretti monumenti; con il pacifismo non ci sono creazione, ma subordinazione.
Sono stato accusato di essere fazioso negando la reciprocità delle culture. Voglio togliere ogni dubbio: sono fazioso.
Fu nel 52 a. C. che Giulio Cesare incorporò la Lutetia Parisiorum nell’Impero Romano, diventata alcuni secoli dopo Parigi. E nel 43 d. C. fu costituita Londinum da un conglomerato di tribù primitive che si chiamò in seguito Londra.
Due esempi per tutti. Per il restante la gente studi e gli intellettuali disfattisti e terzomondisti siano onesti.
Ora, che difesa della cultura sia accondiscendere allo sgozzamento, alla lapidazione e ad altre amene consuetudini di rispetto, ebbene non fa per me. Se noi siamo stati un impero, mentre gli altri continuano nelle pratiche di cannibalismo e vivono in casupole di fango e merda è un problema loro.

Per tornare alla rivista denunciata. Parafrasando una frase del grande Beppe Niccolai: se l’Italia è la puttana che ha abbracciato invasori e difende disertori; se l’Occidente è il magnaccia che ha sfruttato l’oriente e ha sottomesso il terzo mondo: io, come figlio, li amo entrambi, come si fa con la madre e il padre. Poi discuteremo del loro comportamento, ma il retaggio va difeso ad ogni costo.