Una provocazione intelligente e coraggiosa quella in corso a Camera, il centro per la fotografia di Torino. Due mostre in contemporanea dedicate rispettivamente a Lisette Model e Horst P. Horst. Entrambi europei emigrati negli Stati Uniti prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Entrambi appassionati del bianco e nero. Ma le somiglianze finiscono qui. Perché è difficile trovare due stili così opposti, due passioni che procedono in direzioni ostinatamente contrarie.

Lei, Lisette, è la regina dell’imperfezione, non solo della fotografia di strada. Perché i suoi soggetti sono brutti, terribilmente grassi, flaccidi. Ritratti impietosi, volutamente impietosi. Per sua fortuna Lisette non ha avuto a che fare con gli attuali paladini del politicamente corretto, se no le sue opere sarebbero finite al macero invece che nei musei. Le foto ritraggono, ad esempio, la borghesia francese che, sul finire degli anni 30, prende il sole sulla Promenade des anglais di Nizza. E dalle pose, dagli sguardi bovini, dagli atteggiamenti di attesa del nulla si capisce perfettamente perché i francesi avrebbero perso in un attimo la guerra che stava per scatenarsi.

Ma non va meglio negli scatti successivi, in America. Corpi grassi e sfatti anche qui, ma anche i magri sono brutti, corpi imperfetti, buttati per terra o marcianti nel caos di New York. Corpi sudati che trovano, finalmente, un ruolo ed un po’ di vitalità assistendo ad una corsa di cavalli. Con volti che diventano infine umani ascoltando musica jazz, assistendo a concerti in locali minori. Perché Lisette Model non cerca i grandi teatri e persegue l’imperfezione anche nella stampa delle sue foto.
A differenza di Horst che è alla perenne ricerca della perfezione. Dei corpi, delle luci e delle ombre, dei ritratti e delle immagini degli interni di case dei personaggi di quello che veniva definito Jet set. Da Luchino Visconti alla principessa Caracciolo (consorte di Agnelli), da Dalì sino ai modelli e modelle per le campagne pubblicitarie, per le copertine dei giornali di moda.

Un’ossessione del corpo, comunque, molto lontana (per fortuna) da quella dei tatuati odierni. La perfezione di Horst anche nelle foto di moda è quanto di più lontano si possa immaginare rispetto alla banalità degli outfit. La differenza tra un artista della fotografia ed un influencer in cerca di like è semplicemente immensa. E quando Horst cede alla tentazione dell’autoritratto, lo fa con ironia, con la capacità di non prendersi sul serio.

A fianco delle due mostre principali, Camera propone anche alcuni scatti di Gabetti, architetto che in questo caso si trasforma in curioso fotografo di architetture. Una piccola rassegna che merita di essere ammirata con attenzione.