Nell’immaginario collettivo la Spagna è sempre stata molto vicina all’Italia. A partire dalla convinzione, ovviamente errata, che basti aggiungere le “s” in fondo alle parole venete per parlare castigliano. Così come si è convinti che il portoghese sia praticamente uguale al genovese con l’aggiunta di un po’ di birignao. E poi, con Madrid, si è uniti da una lunga dominazione non solo al Sud. Mentre con Barcellona ci sono i rapporti storici con una parte della Sardegna. Però, quando in Italia ci si raffronta con l’estero, i termini di paragone sono sempre Francia e Germania.
Perché, nelle menzogne dei politici e pure dei ceti dirigenti privati, noi siamo nel pacchetto di testa dell’Europa. Anche quando non è vero. Basti pensare alla dimostrazione di arroganza, e di ignoranza, di lady Garbatella quando raccontava che l’economia italiana andava meglio di tutti gli altri. Salvo ritrovarsi con un Pil stagnante e senza prospettive di crescita. E mentre il governo della famiglia Meloni ed i politici della maggioranza non nascondevano l’orgasmo multiplo perché il rating italiano, secondo S&P, era confermato ad un pessimo BBB, quello tedesco era di AAA, il francese AA, e lo spagnolo A. Tutti meglio di noi.
Certo, Madrid resta alle spalle dell’Italia. Anche perché aveva un notevole ritardo da recuperare. Ma lo sta facendo, e velocemente. La Spagna è più attrattiva per i giovani laureati, non ha problemi di denatalità all’italiana, ha imprenditori che investono di più e meglio. Con il risultato di avere una produttività in crescita, come pure i livelli salariali.
Dunque, per l’Italia, è il caso di confrontarsi con realtà meno brillanti. Come il Portogallo. Alle prese con una fuga dei cervelli favorita dall’aumento insostenibile, per i giovani laureati, del prezzo delle abitazioni. Dovuto, a sua volta, alla scelta di incoraggiare i pensionati europei a trasferirsi in Portogallo per godere di allettanti riduzioni del prelievo fiscale. Così sono arrivati anziani pensionati con buona capacità di spesa ed i prezzi solo lievitati. Spingendo i giovani alla fuga verso altri Paesi europei dove le retribuzioni sono più alte.

Un fenomeno simile a quello italiano, benché in Italia i pensionati siano sempre più penalizzati. Ma le migrazioni dei giovani cervelli sono simili. Ed il depauperamento delle risorse intellettuali ed umane è analogo.
Un problema che si aggrava quotidianamente. E per questo la Fondazione Nodo di Gordio ha deciso di discuterne l’11 novembre in Trentino in un convegno dedicato al tema delle migrazioni.