Al governo di destracentro fluido non piacciono gli Ide. Ossia gli investimenti diretti esteri. Sono ammessi solo quelli imposti dai padroni di Washington o in arrivo dagli altri Paesi atlantisti. E che ce ne facciamo di miliardi di euro provenienti dal Golfo o, non sia mai, da Pechino? È vero che gli investimenti degli imprenditori italiani sono ormai ampiamente insufficienti per garantire la sopravvivenza dell’economia nazionale, però mica si possono accettare soldi dagli emiri o da altri Paesi non allineati al verbo di quel fine intellettuale che è Biden. Peccato che gli imprenditori di oltreoceano preferiscano investire altrove..
Dunque se il padrone statunitense dice che Xi Jinping è un dittatore, l’Italia non solo si allinea ma precede anche il sincero democratico della Casa Bianca. E allora, in attesa di cancellare gli accordi privilegiati con Pechino (stipulati grazie all’allora sottosegretario leghista Geraci), il governo italostatunitense di Roma ha deciso di far la guerra alla Cina attraverso la Pirelli, esercitando la golden share per il gruppo italiano controllato da Pechino. Che, per ora, non ha reagito. Ma che potrebbe decidere di strangolare la propria creatura.
La Pirelli, però, rischia di diventare un simbolo dell’inaffidabilità italiana. Come si può investire in un Paese che, quando gli Usa ordinano le sanzioni, congela i beni dello Stato sanzionato ed anche dei privati cittadini di quello Stato? Come ci si può fidare di un Paese che utilizza la golden share per paura che gli investitori stranieri utilizzino gli pneumatici per spiare gli spostamenti degli italiani?
I Paesi stranieri dovrebbero investire in Italia con la prospettiva di venir derubati se il loro governo si schiera dalla parte sbagliata in politica internazionale o se un loro esponente politico si azzarda a criticare qualche idiozia politicamente corretta.
Sono questi comportamenti che stanno portando al rafforzamento dei Brics. Per creare uno schieramento la cui economia non dipenda dalle flatulenze di Biden, dagli interessi economici dei guerrafondai, dai furti legalizzati di risorse investite nei Paesi atlantisti.
Ed è facile, adesso, fingere imbarazzo di fronte alla gaffe di Biden che prima manda un inviato da Xi Jinping e poi lo definisce “dittatore”. Certo, è uno yankee. All’Italia non potrebbe succedere. O forse sì. I nostri geniali politici hanno usato la stessa espressione per Erdogan e Al Sisi. Tanto per migliorare le relazioni nel Mediterraneo.