La Tunisia si è offesa per le parole di Matteo Salvini in versione ministro dell’Interno. E i chierici de La 7 hanno spiegato che il Paese nordafricano è un importante partner commerciale, un interlocutore imprescindibile.
E hanno indubbiamente ragione. Però dalle coste tunisine partono sempre più barconi e non sempre a bordo ci sono scienziati nucleari, cardiochirurghi, ingegneri spaziali. Arrivano anche criminali, non ha torto Salvini. Così come arrivano criminali italiani in altri Paesi ma non richiamiamo l’ambasciatore se a Hollywood fanno un film sulla mafia o se un ministro sostiene che Al Capone era di origine italiana.
Questo non significa che i tunisini siano criminali ed anzi è verissimo che si tratti di un Paese sicuro, con elevati livelli di libertà, con una qualità della vita superiore a molti altri Paesi dell’area. Dunque non si capisce perché le navi delle Ong che recuperano i barconi dei migranti davanti alle coste di Tunisi non vogliano rispettare le regole che impongono di condurre i migranti nei porti sicuri più vicini. Ed i porti sicuri più vicini sono proprio quelli tunisini. Perché i migranti non vengono uccisi né torturati, dunque andarebbero riportati sulle coste.
Ma i chierici televisivi riescono anche a sostenere che l’Italia è pressoché isolata in Europa. Proprio mentre si saldano i rapporti con l’Ungheria e con tutti i Paesi di Visegrad, ma anche con la vicina Austria. E pure Macron guarda con interesse a Conte, per avere una spalla forte nel dialogo con Merkel. D’altronde proprio la Francia probabilmente sforerà i vincoli di Maastricht e, dunque, ha bisogno di alleati per reggere la situazione o, meglio ancora, per rivedere i parametri europei.
Intanto la Russia di Putin riapre le porte ad un’Europa unita e forte, in grado di essere un partner serio e credibile per Mosca, soprattutto capace di contrastare Trump. Putin pensa, ovviamente, alla Germania, ma è perfettamente consapevole che la politica di Berlino rischia di far esplodere l’Unione europea.
Una situazione di grande confusione, anche perché tra i Paesi di Visegrad ce ne sono alcuni che non sopportano Putin e altri che hanno ripreso rapporti intensi con Mosca.
In questo caos serve un chiaro indirizzo politico che non può venire dal ministro degli Esteri, un tecnico, ma deve arrivare da Salvini e Di Maio. Sarebbe stato meglio Di Battista, per i pentastellati, ma ha fatto altre scelte.